Dario e Nicola sono due giovani perdigiorno siciliani. Uno dovrebbe fare il tappezziere, ma non sembra molto incline a lavorare, l’altro si presenta più seriamente, ha appena concluso gli studi e vorrebbe trovare uno sbocco professionale. L’imbeccata gli arriva dal «professore», un uomo che sembra avere diversi agganci per trovargli un lavoro, in cambio deve fare un piccolo favore: portare a Roma una busta misteriosa che puzza di traffici strani. Dovrebbe essere Nicola a nascondere la busta nel sedile della Panda di Dario, prima del viaggio verso Nord. Sin qui Fuori dal coro si muove nell’ambito della commedia.

Poi la storia prende una piega più strana che riecheggia anche i poliziotteschi anni ’70, con un ulteriore sussulto trucido nell’ultima parte. Di per sé, in generale, lo scarto narrativo non è un limite, qui però sembra di attraversare storie che hanno in comune solo i personaggi che si trasformano in altro da sé. Si procede per accumulo con lo slavo Pancev nei panni di un boss violento e sanguinario, oltre che fuori di testa, con acido comprato un tanto al chilo e banconote da 500 come se piovesse.

Sergio Misuraca debutta dopo avere a lungo accarezzato il sogno, addirittura puntando su Los Angeles dove clandestino campava come cuoco in un ristorante che aveva De Niro tra i soci. Poi la Migra lo ha indotto a lasciare gli Stati uniti. Solo che nel frattempo aveva imparato la cucina messicana e al rientro in Sicilia ha aperto un ristorante Mex. Che ha funzionato e gli ha permesso di coronare il sogno cinematografico. Che sia questo il motivo del suo taglio particolare, una cucina «troppo speziata» come diceva Abatantuono in Marrakech Express.

Il gusto di Fuori dal coro è offuscato dall’enorme quantità di spezie che Misuraca ha piazzato nel racconto. Anche se non mancano alcune soluzioni interessanti come la premessa del ritorno in Sicilia che non era stato messo in preventivo e l’immagine finale composta davvero con originalità. L’aneddotica dice che uno dei personaggi, nei sogni di Misuraca, avrebbe proprio dovuto essere interpretato da De Niro anche se mai aveva avuto l’opportunità di proporglielo negli Usa, perché la sceneggiatura gli sembrava ancora da definire. Oggi vorrebbe tornare laggiù per mostrargli il suo lavoro, sperando che Bob lo possa apprezzare quanto la pasta ajo e oio che Sergio gli preparava appositamente.