Cresce la tensione in Niger dove l’opposizione rivendica la vittoria alle presidenziali, mentre la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) ha proclamato questo martedì la vittoria del candidato al governo Mohamed Bazoum – candidato del Partito per la democrazia e il socialismo (Pnds) e delfino del presidente uscente Mahamadou Issoufou che lascia il potere dopo due mandati quinquennali – con il 55,7% dei voti, contro il 44,2% del candidato dell’opposizione Mahamane Ousmane. Che contesta e si è autoproclamato vincitore con il 50,3%, denunciando brogli in numerosi seggi elettorali. In alcune città è stata segnalata «un’affluenza del 103% con un punteggio del 99% a favore di Bazoum».

Rivendicazioni che hanno causato proteste e scontri nelle giornate di mercoledì e giovedì nella capitale Niamey e in diverse città. «Il bilancio delle vittime è di due morti – ha detto ieri il ministro degli Interni Alkache Alhada – e di 470 arresti, compresi alcuni politici».
Per il ministro dell’Interno, il principale mandante politico delle proteste è Hama Amadou, ritenuto il candidato più credibile contro Bazoum, ma al quale era stato vietato di correre «a causa di una condanna per traffico di bambini», accusa che lui stesso ha sempre definito come «una sentenza politica per impedirgli di partecipare alle elezioni».

Dopo aver spiccato un mandato di arresto nei suoi confronti, ieri Amadou si è spontaneamente presentato alle autorità di Niamey. Insieme a lui, il suo avvocato Boubacar Mossi che ha dichiarato alla stampa «l’innocenza del suo assistito e l’infondatezza di false accuse con l’obiettivo di ostacolare il suo lavoro politico».

In una dichiarazione congiunta, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) e l’Unione africana hanno riconosciuto la vittoria di Bazoum, visto che, secondo le rilevazioni degli osservatori dell’Ua, «le elezioni si sono svolte regolarmente». Da parte loro le Nazioni unite e Human Rights Watch si sono dichiarate «preoccupate per le violenze commesse dai manifestanti, ma anche per la repressione organizzata dalle autorità».

Nella sua prima apparizione ufficiale da presidente, Mohammed Bazoum ha dichiarato di voler diventare «il presidente di tutti, opposizioni comprese», aprendo al dialogo nazionale perché «la priorità nel paese è la lotta contro la piaga jihadista, lo sviluppo economico e l’istruzione».