Neppure il governo di Andrés Manuel López Obrador (Amlo) è finora riuscito a contrastare il cancro che divora il tessuto sociale messicano, uccidendo, occultando, facendo scomparire. In un paese devastato dalla criminalità organizzata, dal connubio tra narcos e potere politico, dalla corruzione dilagante – il Tribunale permanente dei popoli lo descriveva, nel 2014, come il «regno dell’impunità in cui vi sono omicidi senza assassini, torture senza torturatori e violenza sessuale senza stupratori» – i desaparecidos risultano 61.637, di cui la quasi totalità, 60.053, tra il 2006 e il 2019. Cioè da quando l’ex presidente Felipe Calderón scatenò la guerra contro il narcotraffico, portata poi avanti con eguale energia dal suo successore Enrique Peña Nieto, al ritmo di oltre 50 persone uccise ogni giorno.

Una cifra, quella resa nota dalla Comisión nacional de búsqueda, che appare più alta del 54% rispetto a quella riportata nel 2018, grazie alla revisione dei rapporti trasmessi dalle procure dei singoli stati, con conseguente inclusione dei casi di scomparsa prima diversamente classificati. «Bisogna dirlo: si è voluto per molto tempo minimizzare il problema e renderlo invisibile», ha dichiarato il sottosegretario per i Diritti umani della Segreteria di governo Alejandro Encinas, diffondendo anche i dati relativi alle fosse clandestine: 873 quelle scoperte negli ultimi 13 mesi, per un totale di 1.124 cadaveri, di cui solo 395 identificati e appena 243 consegnati ai familiari.

Nessuna svolta si è finora registrata con l’attuale governo: se il numero di persone scomparse è passato dalle 5.976 del 2018 alle 5.184 dell’anno successivo, si tratta di un passo avanti davvero troppo piccolo considerando la promessa di López Obrador ai familiari dei desaparecidos di fare tutto il necessario per trovarli, senza «limiti di bilancio e tetto di spesa». Ed è stato lo stesso presidente ad ammetterlo, definendo i risultati «ancora inferiori alle aspettative», pur evidenziando l’impegno a non «occultare assolutamente alcuna informazione». «Continueremo a lavorare perché non ci siano più desaparecidos e si riduca il numero dei reati in generale», ha dichiarato, ponendo l’accento, tra l’altro, sulla necessità di consolidare la Guardia nacional, di migliorare il sistema di intelligence e di rivolgere l’attenzione ai giovani, soprattutto riguardo al diritto allo studio.
Ma proprio la creazione di una Guardia nazionale militarizzata con compiti di sicurezza pubblica è stata oggetto di critiche assai aspre da parte dei movimenti sociali, tanto più perché in contrasto con l’impegno, affermato da López Obrador in campagna elettorale, ad allontanare l’esercito dalle strade in quanto «impreparato per tale funzione».