Sono ripresi a Shirkat in Marocco i colloqui per la formazione di un governo di unità nazionale in Libia. Non è stata rispettata la scadenza del mediatore delle Nazioni unite, Bernardino León per il raggiungimento di un’intesa tra Tripoli, appoggiata dal Qatar e dai miliziani di Misurata, e Tobruk, sostenuta dall’Egitto e gai miliziani di Zintan, entro il 10 settembre. La prossima scadenza è prevista per il 20 settembre prossimo.

Se le due fazioni non dovessero raggiungere l’intesa, le Nazioni unite non daranno con ogni probabilità il via alla missione di peace-enforcement, che potrebbe essere guidata dall’Italia, annunciata nei mesi scorsi. Anche la delegazione del Congresso nazionale generale ha accettato di prendere parte ai colloqui di Shirkat. La prima bozza di intesa non era stata firmata da Tripoli, invalidando tutto il processo negoziale. La lista dei ministri di Tobruk è stata già fornita a León ma si continua a negoziare sul nome del premier del nuovo governo che dovrebbe essere una figura super partes, condivisa da entrambi i contendenti.

Le violenze non si fermano invece a Sirte, in parte controllata dallo Stato islamico. Nonostante gli attacchi di Tripoli, i jihadisti di Isis continuano a ricevere rifornimenti di armi. Secondo fonti mediche, negli scontri delle ultime settimane si sono registrati almeno 500 morti e 900 feriti. Infine, gli Stati uniti hanno deciso di rafforzare la loro presenza nel Sinai, dove i jihadisti di Isis continuano la loro guerra contro le forze di sicurezza egiziane. Almeno altri 75 uomini sono stati inviati nella penisola. Nelle scorse settimane sembrava che Washington volesse ritirare le sue truppe per sottrarle a rischi di assalti di Isis. Nella regione vige il coprifuoco e lo stato di emergenza dopo i recenti attacchi che hanno causato decine di vittime tra polizia e soldati.