L’energia termica dalle biomasse solide (legna, cippato e pellet) nei consumi finali di famiglie e imprese italiane è pari a 7,5 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio), ed è quindi la prima fonte rinnovabile italiana, seguita dall’energia idroelettrica (3,96 Mtep), dalla termica prodotta dalle pompe di calore (2,65 Mtep), dall’elettricità prodotta dal fotovoltaico (2,10 Mtep) e dall’elettricità prodotta dagli impianti eolici (1,48 Mtep). I dati sono stati presentati a Roma durante una giornata di studi promossa da «L’Italia che rinnova»: dal legno l’energia nuova per un paese sostenibile, una campagna di informazione promossa da Aiel (Associazione italiana energie agroforestali), Assocosma (Ass. nazionale costruttori stufe), Risorsa Legno, Anfus (Ass. nazionale fumisti e spazzacamini) e Legambiente.

Le biomasse solide rappresentano il 68% del totale dei consumi diretti nel settore delle rinnovabili termiche, seguite al secondo posto dal 25,9% delle pompe di calore. In totale gli occupati diretti e indiretti dal settore della termica da biomasse sono 32.000, mentre nei paesi dell’Unione Europea gli occupati sono 352mila (Rapporto statistico 2018 Bioenergy Europe). ll volume d’affari annuo sviluppato ogni anno dalla filiera delle biomasse termiche in Italia, secondo l’Aiel è stimato sui 4 miliardi di euro.

Le famiglie italiane che utilizzano legna da ardere per riscaldamento sono il 21,4%. In particolare, nelle prime case sono state utilizzate circa 17,5 milioni di tonnellate di legna. I dati si riferiscono ad un’indagine Istat condotta nel 2013 – non più ripetuta negli anni seguenti, per cui dati più recenti non sono disponibili. Veneto e Piemonte sono le regioni con la percentuale più alta nei consumi di biomassa solida nel settore residenziale (9,6% entrambe) seguite da Lombardia e Campania (entrambe 9%), Lazio e Calabria (7,7%), Toscana (7,1%).

Sempre secondo Aiel, il consumo di pellet in Italia è pari a 3,2 Mt (circa 10% del consumo globale, pari a 31,1 Mt), mentre oltre il 70% degli apparecchi domestici a pellet venduti in Europa sono prodotti in Italia. La sostituzione di stufe obsolete con più moderni generatori di calore ha portato ad una riduzione delle polveri sottili: in Lombardia in 5 anni il turnover tecnologico ha determinato una riduzione del 30% (Arpal) e in Veneto (Arpav) in 7 anni riduzione del 20%. Tuttavia, nelle regioni del Bacino Padano sono entrate in vigore restrizioni all’uso delle biomasse solide la cui combustione è responsabile di circa la metà delle polveri sottili: si può utilizzare solo il pellet di classe A e soltanto le stufe a 3 e 4 stelle.

Il patrimonio forestale dell’Italia copre circa 11,8 milioni di ettari, pari al 39% dell’intera superficie nazionale (fonte Inventario dell’uso delle terre d’Italia IUTI). La sua superficie è più che raddoppiata in 50 anni, nel 1959 era 5,5 milioni di ettari. La quota annuale dei prelievi di materiale legnoso dai nostri boschi è stimata in 9-11 Mm3 pari al 30-35% della naturale crescita annuale, contro una media europea del 56%. Il 65% dei prelievi annui è materiale destinato alla produzione energetica, il 35% all’industria del legno per uso industriale.