Stavolta l’Isis è «scomparso». O almeno la sua presenza urbana: ieri l’Iraq ha annunciato la caduta dell’ultima roccaforte islamista, la cittadina di Rawa, al confine con la Siria e via di transito di armi e miliziani da un territorio all’altro.

Il premier al-Abadi ha celebrato la vittoria, che resta però parziale. Non solo l’Isis mantiene attive cellule e pressoché integro il suo suggestivo messaggio di propaganda, ma nelle zone liberate – alcune riprese da oltre un anno, come Ramadi e Fallujah – manca una soluzione politica. E il gap nel coinvolgimento della popolazione, per lo più sunnita, nel processo decisionale lascia spazio a soggetti esterni, a partire dalla Turchia che non nasconde l’ambizione di posizionarsi nel corridoio settentrionale verso il Rojava siriano.

Le divisioni toccano anche Baghdad: ieri il leader religioso sciita (ma rivale iraniano) Moqtada al-Sadr ha fatto appello a nuove proteste di piazza per chiedere la formazione di un governo tecnico di unità nazionale.