Prima seduto, ora su un ginocchio, contro le continue violenze sulla comunità afroamericana. Per il primo dibattito ieri tra Hillary Clinton e Donald Trump, Colin Kaepernick, stella dei San Francisco 49ers è stato una sorta di convitato di pietra, un trend topic come su Twitter, all’interno della discussione sui continui episodi di intolleranza sui neri d’America. E se la ricetta avanzata da Trump per ricomporre il tessuto civile del Paese è il famigerato programma stop and frisk (cittadini fermati e perquisiti a caso), adottato dalla polizia di New York per poi essere sospeso da una corte federale perché discriminatorio, di sicuro da un mese Kaepernick è l’uomo dello sport americano. Il suo boicottaggio dell’inno nazionale prima di una partita di preseason dei San Francisco 49ers, lo scorso 26 agosto, ha aperto un varco per tanti atleti afroamericani per sostenere la causa degli afroamericani vittime delle violenze dei poliziotti.

Non più parole, citazioni, impegno civile ma una corsa a manifestare esplicitamente il dissenso. Un pugno alzato, con il casco sollevato, in ginocchio, con alzata di mano. Per un movimento collettivo che intende esplicitare all’opinione pubblica la fine della pazienza anche per lo sport nazionale. Dopo Tulsa, Charlotte, North Carolina, meno di una settimana l’ennesimo afroamericano ucciso, 43enne sposato con sette figli, e l’inevitabile furia della comunità nera esplosa davanti all’Università, decine di feriti. E dunque l’ondata di protesta, silenziosa, pacifica ma incisiva passa anche attraverso la maglietta nera pre partita con una frase di Martin Luther King dal carcere di Birmingham «l’ingiustizia in un luogo qualunque è una minaccia per la giustizia ovunque» indossata da Cam Newton, quarterback dei Carolina Panthers, il nuovo fenomeno del football statunitense. Una star che muove interessi e coscienze.

Quindi sulla battaglia contro le violenze sugli afroamericani non c’è il peso degli sponsor oppure delle leghe, Nba ed Nfl, insomma i poteri forti che preferirebbero atleti meno esposti, mentre nella Mlb il dibattito è meno infuocato, da sempre il baseball è considerato lo sport dei bianchi. E allora Kaepernick, appoggiato nei giorni scorsi da Obama, ha aggiornato il suo percorso, non più seduto durante l’esecuzione di The Star splanged banner ma in ginocchio. E come lui un paio di compagni di squadra ai 49ers e Brandon Marshall, dei Denver Broncos, tre ai Miami Marlins, oltre alla calciatrice Megan Rapinoe e alla squadra femminile di basket collegiale di Indiana. Mentre hanno sollevato la mano destra quattro atleti dei Jacksonville Jaguars.