Per accelerare la fine del conflitto in Siria e favorire il rientro dei profughi, il presidente Bashar Assad ha ordinato un’amnistia generale rivolta sia ai giovani in patria che a quelli all’estero che non hanno risposto alla chiamata di leva e che, anche per questa ragione, esitano a far ritorno alle loro città e villaggi. Ora potrebbero decidere di lasciare Turchia, Libano e Giordania, i paesi dove si è riversato il maggior numero di profughi siriani.

Chi è in patria ha quattro mesi di tempo per chiedere l’amnistia, sei chi è fuori. Il provvedimento non include i criminali e i militari che hanno disertato per unirsi ai gruppi islamisti «ribelli». Intanto le formazioni armate sponsorizzate dalla Turchia (compreso l’ex al-Nusra) affermano di aver completato il ritiro delle armi pesanti nella regione di Idlib, l’ultima nelle mani dei «ribelli», nel rispetto dell’accordo raggiunto a settembre da Russia e Turchia.

L’intesa prevede che entro il 15 ottobre si crei una striscia di territorio smilitarizzata di 15-20 km a cavallo tra Idlib e le aree circostanti tornate sotto l’autorità di Damasco. I gruppi qaedisti e jihadisti non sostenuti da Ankara rifiutano l’accordo e proclamano di voler continuare a combattere.