I tre partiti progressisti che hanno vinto, molto modestamente, le elezioni parlamentari del 14 aprile, formano la base del nuovo governo finlandese il cui programma rispecchia una volontà di fermare la politica dei tagli sociali che ha caratterizzato il governo uscente. Sono i socialdemocratici (Sdp), i verdi (Vih)e l’Unione della Sinistra (Vl). Al governo partecipa anche il Partito del Centro (Kesk) dell’ex-primo ministro Juha Sipilä che era il principale partito perdente delle elezioni di maggio, e il Partito popolare svedese (Rkp), della minoranza linguistica svedese.
In Finlandia questo nuovo governo diretto dal leader socialdemocratico, Antti Rinne, é visto come una svolta in direzione di una maggiore di eguaglianza e inclusione. I quattro anni del governo Sipilä hanno visto soprattutto tagli al welfare, alla scuola, all’università, alla sanità e alla cura degli anziani. E proprio i tagli in quest’ultimo campo, gli anziani, hanno contribuito al risultato elettorale dopo lo scandalo che ha coinvolto diverse case di cura affidate a società di investimenti internazionali, con una logica di massimo ribasso e massimo guadagno.

Il primo ministro Rinne, con un passato di leader sindacale ma anche con l’esperienza come il ministro delle Finanze nel governo di Jyrki Katainen (2011_2014), vuole garantire la totale gratuità scolastica fino all’università per impedire che le società di classe si affermi già nell’infanzia. Vuole migliorare le strutture di base del sistema sanitario pubblico frequentate finora dalle classi meno abbienti mentre i benestanti usano la sanità privata parzialmente rimborsata dallo Stato.

Il governo ha anche un programma importante di investimenti nelle infrastrutture e di adattamento climatico. Il «vecchio» del governo, Pekka Haavisto di 61 anni, leader dei Verdi e nuovo ministro degli Esteri, sostiene che sarà il piano più avanzato del mondo nel campo del clima.

L’esecutivo sarà composto da 8 uomini e 11 donne, con ben cinque trentenni. «Questo governo non fa tagli sociali», ha promesso la ministra degli Affari sociali, Anna-Kaisa Pekonen (Vas) ma rinforzerà le pensioni minime e la tutela degli ultimi. Mentre la socialdemocratica Krista Kiuru ha annunciato una riforma dei servizi sociali. E un’altra donna, la ministra dell’Educazione, 31 anni, Li Andersson é la vero leader del Vas. Dei cinque partiti al governo l’Spd ha sette ministri compreso il primo ministro Rinne, il Kesk cinque, i Vih tre, il Vl due e Rkp due. La presenza del Kesk nella compagine governativa sembra l’unico neo, considerando la reputazione del partito di Sipilä, il partito dei tagli. Ma la presenza di questo partito garantisce al premier una solida maggioranza. E la contestazione a Juha Sipilä è ora nelle stesse fila del partito, che oggi viene considerato il colpevole della sconfitta con la perdita di 18 parlamentari (su 200 membri del Parlamento) ma anche come affocatore dell’anima social-liberale di questo partito.
Adesso forse questa anima si sta risvegliandosi e dovrà farsi sentire nell’attività del governo.

Il ministro del tesoro del governo é un veterano della politica del Partito del centro Mika Lintilä e forse farà il guardiano del governo in nome della politica economicamente realista. Da parte degli elementi del precedente governo e dagli ambienti economici la nascita del governo di Rinne é stato accompagnato dalle critiche della sua visione economica, che viene visto come basata sulle illusioni e sulla probabile crescita del debito dello Stato finlandese. Il primo ministro Antti Rinne, il ministro dello sviluppo e commercio con l’estero Antti Skinnari, Sdp, e la giovane vicepresidente del Sdp, Sanna Marin, 33 anni, devono tentare di navigare senza finire contro gli scogli dei conti e dell’economia.