Basta mettere piede in Parlamento per annusare l’aria che tira senza bisogno di consultare il metereologo. Il cambiamento si coglie al primo colpo d’occhio: gli ufficiali del centrodestra sono tornati al centro della scena, grondano soddisfazione. I parlamentari rimasti fedeli guardano dall’alto in basso i fuggiaschi che quattro anni fa avevano scommesso sulla meteora Renzi, ma anche tra questi ultimi regna una precisa gerarchia tra i tornati all’ovile per tempo e la massa che sgomita per trovare un posticino in scialuppa. «Soffrono, soffrono», ironizza una dirigente azzurra. Poi precisa: «Con l’apostrofo naturalmente: s’offrono».

Le porte però non sono affatto spalancate. Per qualcuno, come Angelino Alfano, non si riapriranno mai: troppo compromesso col Renzi dei bei tempi per ripensarci adesso, anche se nessuno più di lui si affanna a giurare che col Pd è finito tutto e mai ricomincerà. Per qualcuno, come l’ex leghista anti-Salvini Flavio Tosi, impegnato anche lui a bussare al portone azzurro, o come il nugolo di centristi col capo cosparso di cenere, si vedrà. Sempre che Salvini non metta il suo veto, come ha già fatto proprio con Alfano: «Non lo voglio più vedere nemmeno dipinto su un muro». E comunque non ora, perché Berlusconi non ha intenzione di alterare gli equilibri di maggioranza al punto da determinare una crisi di governo anzitempo.
Troppe cose, in effetti, vanno ancora definite. A partire dal rapporto con la Lega, che resta delicatissimo. Ieri la segreteria di Arcore ha dovuto diramare una nota ufficiale per smentire le notizie sui contatti tra Arcore e il Nazareno in vista di un accordo sulla legge elettorale e, a maggior ragione, quelle sulla proposta di candidatura a premier di Bobo Maroni da parte dello stesso Berlusconi. «Il presidente – recita la nota destinata a calmare il Salvini furioso – ha espresso sorpresa e amarezza per le notizie su sue presunte iniziative politiche riguardo alla legge elettorale e ad altri temi». Con Maroni «si è parlato solo di Lombardia». Salvini ha fatto finta di crederci, anche se sa perfettamente che almeno le voci sulla legge elettorale non sono affatto destituite di fondamento.

I rapporti con Renzi sulla legge elettorale, sia pure indiretti, non si sono mai interrotti, anche se l’ex Cavaliere giura il contrario e assicura di non aver «mai preso né autorizzato chicchessia a prendere contatti». Per Arcore modificare la legge resta invece una priorità, anche se proprio Renzi ha messo ieri le mani avanti: «La legge si cambia solo con il consenso di Berlusconi e Grillo». In ogni caso Forza Italia ha già chiesto che a settembre l’iter riparta dal Senato dove, per una volta, le cose sono più facili perché non sono permessi voti segreti.

Per Berlusconi ci sono solo due alternative: il proporzionale inciampato alla Camera oppure l’applicazione dell’Italicum (modificato dalla Consulta) anche al Senato. La prima ipotesi rischia di arenarsi sul no di Grillo. La seconda, che potrebbe contare su Mattarella e sulla sua insistenza per armonizzare le leggi per le due Camere, metterebbe Berlusconi e Salvini di fronte allo stesso bivio davanti al quale sono arenati oggi: la necessità di una lista unitaria, indispensabile per ambire al premio di maggioranza che scatta al 40%.

Il problema è che nel centrodestra tutti sono spiazzati da un vento in poppa che nessuno prevedeva così potente. La sgangherata corsa verso destra da parte di chi da quei lidi si era sdegnosamente allontanato deriva in effetti proprio da questo: dalla improvvisa consapevolezza che il centrodestra ha ottime probabilità di vincere le prossime elezioni. La strategia di Berlusconi era studiata, al contrario, partendo dal presupposto che nessuno sarebbe uscito vincente dalle urne e che l’interesse di Fi era tenersi le mani libere, in modo da potersi alleare dopo il voto con il Pd. Salvini partiva dallo stesso presupposto. Di conseguenza mirava a contarsi per strappare definitivamente all’attempato leader lo scettro, lasciandosi oltretutto aperte le porte per un’eventuale alleanza con M5S. I sondaggi che danno il centrodestra unito intorno al 36% dicono invece che la soglia del 40% è a portata di mano e spiazzano tutti i giochi già impostati.