Nel’articolo di commento al risultato elettorale, (Errare è umano, perseverare è diabolico, il manifesto…), Norma Rangeri spiega come sia “diabolico” perseverare nell’errore di dividersi, in particolare tra Sinistra e i Verdi. Ci consiglia anche di seguire l’esempio dei Verdi francesi e tedeschi.

In questo caso specifico, io la penso come Viola Garofalo, di Potere al popolo. L’unità a sinistra e ancora di più l’unità con i Verdi non avrebbe portato ad un risultato migliore.

Perché sono progetti politici differenti, anche se convergenti su alcuni punti, e questo gli elettori lo sanno bene. Peraltro, proprio l’esempio francese e tedesco lo dimostra. In Francia, EuropeEcologie-LesVerts ha resistito quando stava al 3% alla pressione di fare un accordo con i gruppi superstiti di una sinistra ambigua sull’Europa. E i tedeschi hanno da anni abbandonato l’idea di essere solo un altro partito di sinistra.

E quindi credo anche io che le “ammucchiate” non ci sarebbero servite. Ci sarebbe invece molto servito eliminare il quorum iniquo e fatto apposta per tenerci fuori, tema sul quale sarebbe utile già iniziare a lavorare ora. Ci sarebbe servita una maggiore attenzione dei media rispetto alla partecipazione al voto (siamo uno dei pochissimi paesi dove l’affluenza è diminuita rispetto al 2014); una diversa interpretazione delle regole della par condicio che ci ha tenuto fuori da tutti i dibattiti e talk show, tranne poche pillole in momenti spesso irrilevanti per l’audience.

È mancato che si desse spazio, come è successo in tutti i paesi nei quali i Verdi hanno aumentato i loro voti, al tema delle grandi trasformazioni nell’economia, nella società, nella nostra vita individuale, che porterà il clima sconvolto. È anche la qualità del dibattito e della competizione elettorale che giustifica il risultato deludente insomma.

Sono molto colpita dal modo in cui molta stampa commenta l’affermazione dei Verdi in Europa come una cosa molto positiva e poi dice “mica come i Verdi italiani” o addirittura si arroga il diritto, come fanno Calenda e Rutelli, di definire come dovrebbero essere gli ambientalisti per essere à la page, senza naturalmente essersi presi la briga di vedere i nostri programmi o le proposte, che per quanto ci riguarda sono uguali spiccicate identiche per tutti i partiti verdi europei.

Sono stati i Verdi che hanno fatto mettere all’ordine del giorno del Parlamento europeo la questione dell’inquinamento e della riconversione dell’Ilva e della necessità di un “rinascimento” industriale che punti sulla riduzione delle emissioni e l’economia circolare, che da anni si battono per la direttiva sul consumo del suolo e hanno ottenuto risultati su rinnovabili ed efficienza energetica, sulla riforma della politica agricola comune verso più aiuti al biologico e l’eliminazione dei pesticidi.

Tutto il gruppo Verde vota da anni a Bruxelles contro l’inclusione del tunnel della Valsusa tra le priorità europee. Abbiamo fatto insieme la battaglia contro i privilegi dei concessionari, dalle spiagge alle autostrade.

Dunque, il contesto di molti paesi europei è molto diverso da quello italiano, ma i contenuti sono uguali; sicuramente ci sono stati errori, come ad esempio almeno per ciò che riguarda l’esperienza italiana di “Europa Verde”, il ritardo nella messa in campo della proposta. Ma ora bisogna guardare avanti.
Rispetto molto il percorso della Sinistra.

Ma penso sia oggi prioritario contribuire a costruire, sulla base del risultato elettorale di “Europa Verde” che ha visto il coinvolgimento positivo non solo dei Verdi, ma anche di altri partiti e tante persone giovani e meno giovani, una rappresentanza politica ecologista rispettata e competitiva e che sappia, come hanno fatto i nostri amici d’Oltralpe, interpretare la grande e crescente voglia di ecologia che c’è anche nel nostro paese.

*Co-presidente Verdi europei