Festeggerà i 20 anni del Comitato delle Regioni dell’Unione europea e poi si dimetterà dalla carica di primo vice presidente. Tornerà a Bruxelles da parlamentare, l’ex governatrice del Piemonte, Mercedes Bresso, che nella sua regione ha fatto il pieno di voti. È il candidato più votato, con oltre 55 mila preferenze, e il terzo nella circoscrizione nord-occidentale, dopo Mosca e Cofferati. E nel Parlamento europeo entrerà con un “braccialetto bianco”, simbolo dell’appello di Libera contro la corruzione e il crimine organizzato a cui hanno aderito 382 candidati in tutta Europa, tra i quali anche i principali nomi in lizza: Schulz, Tsipras e Bové. La campagna «Restarting the future» oggi può contare su 22 dei 72 parlamentari italiani appena eletti (13 del Pd, 8 del M5S, uno di Fi e forse uno di Tsipras, Furfaro, che potrebbe subentrare a Barbara Spinelli).

 

Un successo che è una rivincita rispetto a quell’ultima elezione regionale persa contro la Lega, per la quale lei chiese il riconteggio delle schede…

Sì, quella che mi fu confiscata da Cota. Perché se i tempi della giustizia fossero stati diversi avrei potuto ricandidarmi. In realtà poi non sono stata più interessata, assorbita dal mio incarico al Comitato delle regioni, che è un po’ un Senato delle regioni e delle autonomie sul modello proposto da Renzi e dal Pd.

Si aspettava questi risultati elettorali?

Il mio personale sì, perché nelle piazze c’era la felicità di aver mandato via Roberto Cota, un presidente disastroso, da sola e senza l’appoggio del mio partito. E tutti sanno che da sempre mi occupo di Europa. Ma questo risultato assolutamente straordinario del nostro partito non lo avrei immaginato. Secondo me è maturato molto durante la campagna elettorale, perché la violenza aggressiva dei grillini, e non solo di Grillo, e la negatività del loro messaggio hanno spaventato.

Quindi più grazie a Grillo che a Renzi?

No, Renzi è stato molto bravo a portare finalmente un pensiero positivo. A dire che l’Italia ce la può fare e che possiamo andare in Europa con fermezza e autorevolezza. Mentre anche Berlusconi all’inizio ha puntato sull’euroscetticismo, poi si è accorto che il messaggio era minoritario e ha cambiato strategia. Renzi invece ha indovinato l’umore degli italiani che avevano voglia di sentirsi dire che dalla crisi si può uscire.

Lei invece si impegnerà nella lotta alla corruzione e alle mafie?

Da tempo lavoro con «Flaire», un collettivo di Bruxelles che si occupa di istituzioni europee per supportare la lotta alla criminalità organizzata. Le mafie non opprimono solo il Sud ma tutta Europa. Per fortuna sulla lotta al crimine organizzato l’Italia è leader , perché abbiamo già applicato la legge sulla confisca. Anzi la direttiva europea sulla confisca dei beni sequestrati alla mafia nasce dalla nostra esperienza. E quindi mi pare interessante l’ipotesi che si possa procedere ora allo stesso modo anche con la corruzione. «Restarting the future» chiede anche di costituire un intergruppo, e di ricostituire una Commissione permanente sulla criminalità organizzata.

La Commissione europea ha detto che la nuova legge italiana contro la corruzione «lascia irrisolti» vari problemi: la prescrizione, il falso in bilancio, l’autoriciclaggio, il voto di scambio. Come si combattono mafie e corruzione, con nuovi reati e pene maggiori?

Non sono un tecnico, ma credo anche io che non sia sufficiente. Certo, a livello europeo bisogna coordinare ed estendere il controllo capillare per contrastare la circolazione dei capitali della criminalità organizzata, perché le mafie si diffondono in connessioni essenzialmente economiche. E anche la corruzione non ha più frontiere. Ecco perché non vedo necessario rincarare la dose di pene, a meno di ragioni specifiche per reati molto gravi.

 

È la droga, uno dei maggiori business delle mafie. Come si combatte?

Anche qui penso ad un maggior coordinamento europeo. Ma in Italia è sicuramente necessaria una nuova legislazione sulle droghe. Io sono poco proibizionista perché credo che se trattiamo tutti da criminali, facciamo un favore solo alla grande criminalità.

Lei è indagata per l’affidamento a Fuksas dei lavori della nuova sede della Regione Piemonte?

Non sono indagata in nessun modo. Solo la Corte dei conti ha chiesto chiarimenti sulla vicenda.