Un duro rapporto di Amnesty International, denuncia che in Egitto «le autorità stanno usando ogni mezzo a loro disposizione per sopprimere il dissenso e violare i diritti umani». Il documento è intitolato «La roadmap verso la repressione. Nessuna fine in vista per le violazioni dei diritti umani». Il quadro dipinto da Amnesty è sconfortante: «Negli ultimi sette mesi, l’Egitto ha assistito a una serie di dannosi colpi ai diritti umani e a una violenza di stato senza precedenti. Tre anni dopo, le richieste di dignità e diritti umani della ’rivoluzione del 25 gennaio’ restano più lontane che mai. Parecchi dei promotori sono dietro le sbarre mentre repressione e impunità sono all’ordine del giorno», ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. «Dal 3 luglio 2013 – prosegue il rapporto – 1.400 persone sono state uccise nel corso delle violenze politiche, la maggior parte delle quali a causa della forza eccessiva della polizia. Nessuna indagine adeguata è stata aperta sulla morte di oltre 500 sostenitori di Morsi in occasione dello sgombero, col ricorso alla forza eccessiva, del sit-in di Rabaa al-Adawiya dell’agosto 2013. Non un solo membro delle forze di sicurezza è stato incriminato per quel bagno di sangue senza precedenti». A tutto questo si aggiungono gli attacchi ai giornalisti e alla libertà di stampa, le irruzioni nelle sedi delle Organizzazioni non governative che rende più difficoltoso operare e denunciare le violazioni dei diritti umani.