Come cittadini e cittadine vogliamo esprimere tutta la nostra convinta solidarietà nei confronti dei 14 senatori del Pd che, rivendicando, in materia costituzionale, la libertà dei parlamentari e l’autonomia del parlamento dall’esecutivo, si sono autosospesi dal loro gruppo contro lo scandalo della rimozione d’autorità dei senatori Mauro, Mineo e Chiti dalla commissione affari costituzionali del senato.
Con il loro gesto, i senatori autosospesi hanno difeso non solo il loro sacrosanto diritto costituzionale a esprimere liberamente le loro opinioni e ad agire, come recita l’articolo 67 della Costituzione, svincolati da ogni ordine di partito, ma una idea democratica di parlamento come luogo di confronto e di coinvolgimento delle minoranze nel processo decisionale. Tanto più se si tratta di revisioni della Costituzione che, contro ogni logica di futurismo legislativo, hanno bisogno non di fretta ma di seria ponderazione e di dialogo.
Colpisce, invece, la totale indifferenza e l’insofferenza con la quale il governo affronta, non i veti, ma le proposte concrete di superamento del bicameralismo perfetto e di riduzione del numero dei parlamentari di camera e senato avanzate dai 14 senatori e da un arco ampio di studiosi di tutte le aree politiche.

L’eliminazione da questo processo delle voci fuori dal coro, corrisponde invece a una concezione autoritaria della democrazia e del parlamento.
Invocare il consenso elettorale, come faceva in passato Silvio Berlusconi, per giustificare scelte e comportamenti in contrasto con la Carta costituzionale, significa avere una idea di democrazia che riduce tutto all’investitura del capo, senza più i bilanciamenti e i contrappesi, che caratterizzano ogni vera democrazia.
Come cittadini e cittadine auspichiamo che il presidente del gruppo del Pd al senato e la presidente della commissione affari costituzionali, che avevano definito in passato illegittima e molto scandalosa, la sostituzione d’imperio da parte dell’allora presidente del senato di un membro della commissione di vigilanza Rai che si rifiutava di votare un componente del cda della Rai secondo le indicazioni di Berlusconi, ripensino a quella loro battaglia e ritornino sulle loro posizioni.

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Alessandro Pace
Paolo Maddalena
Gianni Ferrara
Massimo Villone
Cesare Salvi
Raniero la Valle
Claudio de Fiores
Lorenza Carlassare
Luigi Ferrajoli
Guido Liguori
Alberto Burgio
Anna Falcone
Felice Roberto Pizzuti
Paolo Ferrero
Antonio Ingroia
Alfonso Gianni
Antonia Sani
Antonello Falomi
Giulia Rodano
Mario Sai
Roberto Musacchio
Amedeo Borzillo
Marisa Agnesina
Antonio Di Luca