Al secondo turno delle elezioni presidenziali, la Croazia ha eletto Kolinda Grabar-Kitarovic nuovo capo dello Stato, con il 50,74% dei voti. Il presidente uscente Ivo Jospovic lascia l’incarico con il 49,26%. La destra croata vince per un pelo, strappando la vittoria a un grigio e flebile pseudo centrosinistra.

Si tratta di una vittoria su cui pesa, anche, il voto della diaspora. Il tutto condito con un’affluenza intorno al 59,06%. Grabar-Kitarovic sarà la prima donna capo dello Stato della Croazia. Si tratta però di un falco dalle chiome bionde o di un colonnello in gonna. Perché, ricordiamolo, è espressione di una destra asservita alla Nato.

Grabar-Kitarovic infatti, arriva direttamente dall’Alleanza atlantica, dove fino a ieri era segretario aggiunto. In piena coerenza con la parabola della caduta del muro di Berlino, e le democrature che ne sono seguite all’est, la Croazia è il primo paese al quale la Nato ha «imposto» democraticamente, come presidente, un suo dipendente. Brutta storia quella dei croati, che da popolo di un paese non allineato all’epoca del socialismo, ritornano a essere i pretoriani della reazione, come nell’Ottocento sotto il sanguinario Bano Jelacic.

È da sperare che il falco dalle chiome bionde arrivato dalla Nato, sarà meno violento del barbaro Jelacic. Per adesso una cosa è sicura, Grabar-Kitarovic può telegrafare al suo vero stato maggiore: missione compiuta! Così la Croazia si conferma l’ante murales di un’Europa egoista e dominata da revisionismi e populismi, in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più disperati.C’è da aspettarsi che il paese, già in miseria, aumenti ora la spesa militare. Se recentemente si dibatteva sull’acquisto o meno di nuovi aerei militari, adesso la questione è chiusa. Ci si può attendere che la Croazia s’impegni maggiormente sul fronte orientale, nonché diventi un vigile sorvegliante della Bosnia, sempre più rifugio dei fondamentalisti islamici, mentre una volta era patria di musulmani laici e tolleranti, finché i nazionalismi non hanno sostituito l’ideologia socialista e la Nato non ci ha messo le mani.

Grabar-Kitarovic, nella campagna elettorale si è dichiarata favorevole alla reintroduzione del servizio di leva obbligatorio. In campagna elettorale ha pesato la questione dei reduci dell’ultima guerra. Un gruppo di fanatici che da mesi campeggiano a Zagabria chiedendo privilegi particolari, «poiché hanno dato in guerra la loro giovinezza per la patria». Nessuno ha coraggio di dire loro che hanno combattuto per il capitalismo e che in questo i privilegi sono solo per i ricchi. Anche questa volta molti croati si sono fatti abbindolare dalla propaganda nazionalista, soccorsa dal fondamentalismo della chiesa cattolica, che con gran piacere mette il guinzaglio al proprio gregge.

A Zagabria, domenica, nella sede dell’Hdz (partito fondato da Tudjman), è iniziata la kermesse celebrativa in onore della nuova presidentessa. La colonna sonora riproponeva canzoni patriottiche degli anni Novanta.

Auguriamoci che Grabar-Kitarovic ci sorprenda, anche se l’annullamento della condanna per i crimini di guerra – uccisione dei civili serbi – al satrapo Branimir Glavas da parte della Corte costituzione per motivi procedurali giorno dopo la vittoria della candidata del centro destra non fa sperare nulla di bene.