Non riuscivano a tenerlo, lui urlava e si dimenava. Hanno chiamato i carabinieri, che lo hanno immobilizzato a terra. Lui improvvisamente si è calmato: era il suo cuore che stava andando in crisi e si sarebbe fermato definitivamente pochi minuti dopo.

È morto così, nella notte tra domenica e lunedì, a Firenze, Riccardo Magherini, 40 anni, una moglie e un figlio di due anni. Un papà dirigente sportivo (ed ex calciatore che negli anni ’70 ha indossato le maglie di Palermo, Ascoli e Milan) e un passato da giovane promessa, non mantenuta, del pallone: nel 1992 militava nella primavera della Fiorentina che trionfò al torneo di Viareggio, poi andò a cercare fortuna nel campionato australiano, tornando a casa nel giro di pochi mesi.

L’ultima sera della sua vita Riccardo l’ha passata in un ristorante, in compagnia di alcuni amici. Poi, mentre riprendeva la via di casa, sarebbe piombato in una crisi di panico. Era mezzanotte passata, è entrato in una pizzeria di San Frediano, barcollando ha quasi sfondato una vetrata. Urlava ai commessi che stavano chiudendo il locale: «Vogliono spararmi, datemi un telefono, devo chiamare la polizia». Magherini è scappato per strada urlando, ha inseguito una macchina, è entrato nell’abitacolo, ma è sceso subito, senza fare storie, quando la donna alla guida gliel’ha chiesto.

Mezzo quartiere si è svegliato nel cuore della notte e in breve sono arrivati i carabinieri, che lo hanno trovato nel piazzale del Comune, con la camicia sbottonata, evidentemente alterato. Due uomini in divisa si sono avvicinati con le mani in alto, cercando di calmarlo, senza però riuscirci. Sul posto sono così accorsi altri due militari, e alla fine Riccardo è stato immobilizzato a terra. È in questi momenti concitati che la faccenda si fa misteriosa: le testimonianze sono diverse, e portano in direzioni opposte tra loro. Secondo alcuni l’intervento era da ritenersi in tutto e per tutto legittimo, versioni dei fatti messe a verbale dai carabinieri intervenuti. Ma Bianca Ruta, una studentessa di 26 anni, dalla finestra di casa sua ha visto una scena diversa: «La prima pattuglia non è riuscita a fermarlo – racconta –, sono arrivati altri due carabinieri e alla fine ci sono riusciti. Era su un fianco, ho visto chiaramente tre di loro che lo colpivano con alcuni calci in pancia. Non credo sia morto per questo, ma sono cose che non devono succedere. Andrò dalla polizia a denunciare i fatti».

La chiamata al 118 è partita all’1 e 23 del mattino, secondo i paramedici, arrivati all’1 e 44, Magherini era in condizioni gravissime e doveva essere portato immediatamente in ospedale. A Santa Maria Novella hanno cercato di rianimarlo in tutti i modi, ma alle 2 e 45 è stato constatato il suo decesso.

La procura ha aperto un fascicolo, per il momento senza ipotesi di reato né indagati. È stata perquisita la camera d’albergo a Sesto Fiorentino dove alloggiava Riccardo, andato via di casa dopo un litigio con la moglie: sono stati presi i suoi affetti personali, ma all’appello mancano i cellulari. Per cominciare, il pm Luigi Bocciolini ha disposto accertamenti proprio sui tabulati telefonici, nel tentativo di capire almeno gli spostamenti dell’uomo. Sul suo corpo sarà fatta anche l’autopsia, i cui risultati saranno resi noti nella giornata di oggi.

«È morto d’infarto in circostanze da chiarire – così ha detto Guido Magherini, il padre – abbiamo già preso contatto con un medico legale che prenderà parte all’autopsia. Solo dopo decideremo se presentare una denuncia. Mio figlio era un bravo ragazzo, non so spiegarmi quello che è successo». Il fratello di Riccardo ha anche scattato una foto: sul volto e sulle sue mani sarebbero visibili dei graffi ed ematomi, forse causati dall’impatto con l’asfalto o con la vetrina sfondata della pizzeria.

È ancora presto per trarre conclusioni: secondo l’Usl di Firenze, Magherini ha avuto una crisi di panico, ma i motivi di tanta agitazioni non si conoscono e pare affrettata anche l’ipotesi avanzata dai carabinieri, cioè che l’uomo facesse uso di psicofarmaci. Del caso si sta interessando anche Acad (Associazione Contro gli Abusi in Divisa), con un avvocato pronto a seguire gli sviluppi della vicenda.