In piazza per chiedere giustizia, ancora una volta, ma anche per rispondere all’ultima azione messa in atto dal sindacato di polizia Coisp che le ha querelate perché continuano a chiedere la verità sulla morte dei loro cari. Il prossimo 15 febbraio a Ferrara ci saranno tutte: Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, Domenica Ferrulli, figlia di Michele, e Lucia Uva, sorella di Giuseppe, tutti uccisi da agenti di polizia. E con loro, si spera, anche tantissime altre persone che da tutta Italia si recheranno a Ferrara per chiedere che i quattro poliziotti responsabili della morte di Federico Aldrovandi – e che proprio in questi giorni riprenderanno servizio – vengano destituiti dalla polizia. Ma anche perché venga introdotto il numero identificativo per gli appartenenti alla forze dell’ordine e l’istituzione del reato di tortura. L’appuntamento è per le 14 in via Ippodromo, la stessa strada a pochi metri da casa sua in cui nel 2005 Federico Aldrovandi morì in seguito alle botte ricevute da quattro agenti di polizia che lo avevano fermato per un controllo. Alle 15 è prevista la partenza di un corteo, aperto da uno striscione con la scritta «Via la divisa», che si concluderà davanti al prefettura.

La manifestazione sarà anche l’occasione per rispondere al Coisp. Già in passato il sindacato di polizia che in passato si è caratterizzato per aver organizzato proprio sotto le finestre dell’ufficio i cui lavora Patrizia Moretti una manifestazione di solidarietà con gli agenti condannati per la morte di Federico. Tre giorni fa il sindacato ha reso noto di aver querelato Ilaria Cucchi, Domenica Ferrulli e Lucia Uva presumibilmente per diffamazione. Nei prossimi giorni il legale delle tre donne, l’avvocato Fabio Anselmo, incontrerà il pm della procura di Roma Fede per conoscere con esattezza gli estremi della denuncia. «Mi ha querelato il signor Maccari (segretario del Coisp, ndr) per aver reclamato verità e giustizia per la morte di Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Dino Budroni», ha scritto Ilaria Cucchi su Facebook a commento della vicenda. «Sono indagata per aver offeso l’onore della polizia di Stato e di tutti i poliziotti che ne fanno parte – si legge ancora nel post -. Sono indagata per aver reclamato verità e giustizia per la morte di Federico, di Michele, di Giuseppe, di Dino e di tanti altri morti di Stato. Sono indagata per essermi ribellata alla mistificazione e alle infamanti menzogne sulla morte di mio fratello. Io non mi fermerò, mai. Non avrò pace fino a quando non avrò ottenuto giustizia».

Intanto proprio in queste ore i quattro poliziotti responsabili della morte di Federico Aldrovandi, ucciso nel 2005 dopo essere stato fermato per un controllo mentre faceva rientro a casa, stanno per riprendere servizio. Monica Segatto, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Paolo Forlani sono stati condannati per omicidio colposo a tre anni e sei mesi (tre anni indultati) a cui si sono aggiunti altri sei mesi di sospensione dal servizio. Ora che il tempo della condanna e della sospensione è trascorso, tutti tranne Forlani, in cura per una «nevrosi reattiva» – stanno tornando in servizio, anche se non a Ferrara. Una decisione che nessuno, a partire dal ministero degli Interni – ha sentito il dovere di comunicare alla famiglia del giovane ucciso e giudicata «insensata» da Stefano, il fratello di Federico. Che nei giorni scorsi su Facebook si è chiesto: «Mio fratello è morto a pugni, calci e manganellate per mano di 4 violenti in divisa non pentiti. Tali responsabili riprendono il loro lavoro dopo una condanna di omicidio. La domanda è sempre la stessa: che senso ha?».