C’è grande attesa oggi in Cile per il plebiscito in cui gli elettori dovranno esprimersi a favore o contro l’elaborazione di una nuova Costituzione e scegliere l’organismo incaricato di redigerla: una Convenzione mista costituzionale o una Convenzione costituzionale. La prima composta al 50% da rappresentanti eletti e per l’altra metà dagli attuali parlamentari, la seconda interamente votata dal popolo, attraverso elezioni fissate per il 4 aprile del 2021.

Potrebbe essere il primo passo dalla fine della dittatura verso la costruzione di una vera democrazia e così lo vive, stando ai sondaggi, la maggior parte della popolazione. Tuttavia, tra le forze popolari che hanno dato vita alla rivolta contro il governo Piñera, in pochi si fanno illusioni: il plebiscito, frutto di un accordo siglato il 15 novembre dello scorso anno dall’intera classe politica, è stato da subito interpretato come un’impostura ordita dal governo, con la complicità di tutti i partiti, per mantenere lo status quo.

Ed è così che lo interpreta Arturo Ziede, coordinatore del Movimiento Ciudadano de Independientes por la Dignidad del Chile e membro dell’Asamblea Constituyente Ciudadana.

È passato un anno dall’inizio della rivolta. Cosa è cambiato da allora?

La rivolta è l’espressione sociale della crisi di legittimità di un modello di vita interamente dominato dal mercato. È stato il momento in cui il popolo ha detto chiaro e tondo che non avrebbe sopportato oltre. E un anno dopo quell’esplosione sociale, malgrado la pandemia e lo stato di emergenza, la cittadinanza ha voluto comunque tornare in strada in tutto il paese. La rivolta ha generato una maggiore coscienza del bene comune e della dignità umana. E il governo è impotente di fronte all’emergere di questa consapevolezza di come il neoliberismo stia mettendo sempre più a repentaglio il presente e il futuro della vita sul pianeta.

Cosa rappresenta in questo quadro il plebiscito per una nuova Costituzione?

Rappresenta il tentativo estremo di evitare il collasso dell’attuale modello, preservando la struttura politico-economica che ha dato origine alla crisi.

[do action=”citazione”]Sono state le proteste di milioni di cittadini a obbligare la classe politica a questo passo.[/do]

Ma il plebiscito è stato il frutto di un accordo tra i partiti, i gruppi finanziari e le transnazionali, cioè tra coloro che hanno governato il Cile negli ultimi 30 anni. E che, consapevoli del disastro provocato dal modello neoliberista, hanno preso atto di dover operare alcuni cambiamenti affinché il sistema possa godere di una nuova legittimità. Sono loro che controlleranno il processo costituente.

Come è stata accolta la convocazione del plebiscito dall’insieme della popolazione?

Il plebiscito ha confuso la cittadinanza, creando aspettative di cambiamenti democratici. Ma i costituenti saranno gli stessi politici che, negli ultimi due mesi del governo Bachelet, hanno ceduto la produzione di litio alla SQM (Sociedad Química y Minera de Chile), hanno permesso a un paio di gruppi economici di saccheggiare il nostro mare, hanno consentito a sette imprese private di gestire il denaro delle pensioni di tutti i lavoratori: una cifra che è due volte il bilancio fiscale annuale del paese.

Si tratta di un intreccio di interessi tra i gruppi economico-finanziari da una parte e la Alianza por Chile (di destra) e la Nueva Mayoría (di centro-sinistra) dall’altra, confermato anche dagli scandali relativi al finanziamento illecito ai partiti (comprese le campagne presidenziali di Frei e Bachelet). Ciò spiega perché, dal 1990, i governi di turno non abbiano mai promosso riforme strutturali: i gruppi finanziari hanno colonizzato il sistema dei partiti sequestrando la politica democratica del nostro paese.

Esiste un consenso diffuso, tra i protagonisti della rivolta, sul fatto che il plebiscito sulla Costituzione sia un’enorme trappola messa a punto dalla classe politica per svuotare le strade dai manifestanti e mantenere Piñera al potere. Quali sono i suoi principali limiti?

In primo luogo, la cittadinanza non avrà alcun ruolo nel processo costituzionale: saranno i partiti collusi con i gruppi economici a redigere la nuova Costituzione. In secondo luogo, il quorum dei 2/3 previsto per l’approvazione dei suoi articoli – immodificabile in base alla legge 21.200 che regolamenta il processo – garantisce alla destra il diritto di veto rispetto a qualunque cambiamento teso a intaccare il modello neoliberista. I costituenti, inoltre, saranno obbligati a rispettare i trattati internazionali ratificati dal Cile, compresi quelli bilaterali che regolano il commercio con Stati uniti, Cina e Unione europea.

Infine, la classe politica è sorda alle principali rivendicazioni popolari: l’adozione di forme di democrazia diretta, un reale decentramento regionale, l’affermazione del carattere plurinazionale dello Stato, il controllo da parte dei popoli originari sulle risorse naturali, l’uguaglianza di genere, la gestione statale delle pensioni, un’educazione gratuita e di qualità per tutti, il diritto dello Stato a espropriare, preservare e amministrare in maniera sostenibile le ricchezze del paese in contrapposizione all’attuale modello estrattivista, il riconoscimento dell’acqua come bene comune.

C’è però anche chi ritiene che, al di là della lotta nelle piazze per un’Assemblea costituente libera e sovrana, una schiacciante vittoria dell’apruevo possa comunque creare delle crepe nel muro di contenimento eretto dalle élite contro qualsiasi cambiamento reale. Qual è la sua opinione?

Quello che ci sta a cuore è la lotta in corso nei nostri territori per costruire un Cile veramente democratico, nella consapevolezza che l’unico depositario della Sovranità e del potere costituente è il popolo e che sono dunque i cittadini a essere chiamati a redigere la nuova Costituzione, senza la mediazione dei partiti politici. In tutto il Cile è in corso la creazione di Assemblee costituenti a livello territoriale a tutti i livelli, da quello di quartiere a quello nazionale. Un processo che richiederà tempo e da cui emergeranno i rappresentanti chiamati a essere la voce dei territori.

[do action=”citazione”]Ed è da questo processo di deliberazione che sorgeranno, a partire da ogni realtà locale, le basi per una nuova Costituzione libera e sovrana.[/do]

Rispetto invece alla migliore opzione riguardo al plebiscito, se votare o meno, votare solo l’apruevo o anche la Convenzione costituente o aggiungere una terza scheda, senza valore legale, scrivendo “Assemblea costituente libera e sovrana”, crediamo che ciascuno sia libero di partecipare o meno a un processo che riteniamo comunque illegittimo.