Tra il Covid-19 e il malgoverno di Piñera, il Cile, la presunta oasi felice di cui si vantava mesi fa il presidente, sta diventando un incubo per gran parte della popolazione. Oggi, con oltre 260mila contagi, il paese è il terzo in America latina, dopo Brasile e Perù, per numero di casi e, con oltre 5mila decessi ufficiali, il quarto per numero di morti.

Il recente siluramento del ministro della salute Jaime Mañalich è l’ammissione di un clamoroso fallimento: quello di una strategia sanitaria mirata a preservare quanto più possibile i profitti delle imprese, esponendo la classe lavoratrice al contagio o spingendola al di sotto della soglia della povertà.

PIÙ DI 1 MILIONE I CILENI rimasti senza lavoro e circa 650mila quelli che hanno dovuto piegarsi alla cosiddetta «legge per la protezione dell’impiego», considerata il più grave attacco del capitale contro il lavoro negli ultimi decenni: il via libero alla sospensione del pagamento degli stipendi o alla loro riduzione per i lavoratori costretti a restare a casa, obbligati così a farsi bastare i fondi dell’assicurazione di disoccupazione, finanziata almeno in parte da loro stessi.

L’ultimo inganno della classe politica è stato l’accordo tra governo e opposizione per un aumento – comunque insufficiente – del “reddito familiare di emergenza” per alcuni mesi, destinando in cambio alle imprese, soprattutto grandi e grandissime, 8 miliardi di dollari. Una misura decisamente opposta alla richiesta, da parte dei movimenti, che a pagare la crisi siano i grandi imprenditori.

IN QUESTO QUADRO, è deflagrata come una bomba la notizia dell’ordine di acquisto da parte de La Moneda, per un totale di 100 milioni di pesos, di prodotti gourmet come foie gras, patè di cinghiale, caviale. L’espressione di una sorta di Versailles alla cilena contro cui le reti sociali si sono scatenate con paragoni come quello tra Piñera e Maria Antonietta, con tanto di auguri al primo di andare incontro alla stessa sorte della seconda.

Il governo ha provato a giustificarsi, parlando di acquisti mirati a eventi di alto livello come pranzi o cene di stato, ma l’assenza di empatia verso una popolazione alle prese con la difficoltà sempre crescente di arrivare alla fine del mese non è apparsa dissimile a quella di Maria Antonietta che, in assenza di pane, suggeriva brioche al popolo affamato.