Perquisizioni a Roma, Milano e Bergamo, alla ricerca del piano pandemico perduto. Quello che secondo ricostruzioni giornalistiche, che ora la magistratura vuole verificare, non sarebbe stato aggiornato dal 2006. Una vicenda che chiama in causa il ministero della Salute e che contiene anche il giallo del dossier dell’Oms sulla gestione pandemica italiana pubblicato a maggio 2020 sul sito internet dell’organizzazione e subito fatto sparire. È la vicenda che vede contrapposti il direttore vicario dell’Oms Ranieri Guerra -nel 2017 direttore generale del ministero della Salute e che non avrebbe vigilato sull’aggiornamento del piano pandemico- e il ricercatore dell’Oms Francesco Zambon, tra gli autori del dossier incriminato e che sostiene di avere ricevuto pressioni da Guerra per rimuoverlo dal sito.

Ieri mattina la Guardia di Finanza ha acquisito documenti negli uffici romani del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, in quelli milanesi dell’assessorato al Welfare della Regione Lombardia, e in quelli bergamaschi dell’Ats e dalla Asst Bergamo est, quella competente sull’ospedale di Alzano Lombardo. Si torna lì, a quel 23 febbraio 2020 quando due pazienti risultarono positivi al Coronavirus e morirono nelle 48 ore seguenti. Una situazione più grave di quella di Codogno, ma a differenza dell’ospedale lodigiano, Alzano non venne chiuso e la sanificazione, secondo testimonianze, fu veloce e inadeguata. All’ingresso niente corsie separate per giorni, una promiscuità che potrebbe aver trasformato l’ospedale nel principale focolaio della Val Seriana. Dentro quale cornice normativa venne presa la decisione di riaprire l’ospedale in quelle condizioni? E perché non venne applicata subito una zona rossa? Questo vuole capire la Procura di Bergamo che indaga per epidemia colposa e che nei mesi scorsi ha iscritto nel registro degli indagati i vertici della sanità bergamasca e i dirigenti della sanità lombarda di allora.

Il primo allarme dell’Oms sulle polmoniti di origine sconosciuta in Cina risaliva al 5 gennaio, nell’ordine di esibizione di atti e documenti firmato dai pm di Bergamo che ha portato alle perquisizioni di ieri è scritto che i magistrati vogliono verificare non solo se il piano pandemico nazionale sia stato aggiornato, ma anche se sia stato attivato e applicato a partire da quel 5 gennaio. I magistrati bergamaschi, oltre a vederci chiaro sul piano pandemico nazionale, vogliono capire se ne esisteva anche uno regionale, se era attivo e se è stato applicato. È un’indagine complicatissima, che parte dalla bergamasca, passa dai palazzi della Regione Lombardia, arriva a Roma, nelle stanze del governo, all’Oms. Un’inchiesta che racconterà la storia della diffusione del Coronavirus in Italia. Sono migliaia le famiglie, a partire dalla provincia di Bergamo e riunite nel comitato «Noi Denunceremo» che chiedono verità e giustizia e che hanno presentato gli esposti che hanno avviato il lavoro della magistratura.