Sull’aereo di ritorno dal Messico, il 18 febbraio, Bergoglio, rispondendo alle domande dei giornalisti, a proposito del ddl sulle unioni civili aveva affermato: «Io non so come stanno le cose nel parlamento italiano. Il Papa non si immischia nella politica italiana». Aggiungendo, però: «Nella prima riunione che io ho avuto con i vescovi ho detto ’col governo arrangiatevi voi’. Perché il papa è per tutti e non può mettersi in politica, concreta interna di un paese. Questo non è il ruolo del papa. Quello che penso io è quello che pensa la Chiesa e han detto in tanti, perché questo non è il primo Paese che fa questa esperienza, ce ne sono tanti».

Quello che pensa la Chiesa Bergoglio lo aveva ribadito qualche giorno prima, nella dichiarazione congiunta con il patriarca di Mosca Kirill, incontrato all’aeroporto dell’Avana: «La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna». Nessuna novità, insomma. Ma se il papa si era chiamato fuori dalla questioni del parlamento, delegando alle Conferenze episcopali il disbrigo delle faccende interne ai singoli paesi (e sia il presidente che il segretario della Cei, Angelo Bagnasco e Nunzio Galantino, hanno detto la loro sul tema unioni civili, ognuno a suo modo), il più stretto collaboratore dello stesso pontefice, il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, non è rimasto certo a guardare: «Mi pare che sia l’ipotesi corretta», aveva risposto martedì, dopo l’incontro con il governo per la celebrazione dei Patti lateranensi, a proposito dello stralcio della stepchild adoption dal ddl Cirinnà. Ma aggiungendo: «Però bisogna evitare allo stesso tempo che ci siano altri grimaldelli, al di là del riferimento diretto alla stepchild adoption, che potrebbero derivare dall’equiparazione delle unioni civili al matrimonio. Perché in questo caso si potrebbe trovare con le sentenze il modo di aggirare il nodo legislativo».

Il maxiemendamento del governo alla fine salva il ruolo dei giudici, con la frase «resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti». Ma Parolin ancora ieri, mentre le trattative fervevano, è tornato in pressing, mostrando di essere molto informato su quello che stava accadendo nelle riunioni in senato: «Il punto fondamentale è che non si equipari in nessun modo il matrimonio alle unioni civili, che siano due discipline completamente distinte: mi hanno detto che stanno lavorando proprio per evitare il più possibile questo». Per poi sottolineare che con il governo italiano «ieri abbiamo avuto un buon incontro, anche se qualche giornalista ha scritto il contrario di quello che ho detto. L’incontro è stato molto cordiale. Si è trattato anche questo tema delle unioni civili, che però non si è approfondito. Le posizioni sono molto chiare e lo stralcio delle adozioni ci è sembrato quantomai opportuno».