A Napoli si sono presentati ai blocchi di partenza dodici candidati sindaco e 48 liste: un esercito che la commissione elettorale ieri ha continuato a vagliare fino a tarda sera. I partiti tradizionali sono sopraffatti dalle civiche. I 5 Stelle fanno corsa da soli e, dopo le espulsioni avvenute a cavallo delle comunarie, provano a serrare le fila intorno al portavoce candidato sindaco: il lombardo trapiantato a Napoli Matteo Brambilla. In base al sondaggio di inizio maggio dell’Istituto Tecnè, risulta terzo al 19,5%. In testa il sindaco uscente, Luigi de Magistris, con il 32%: per adesso ha evitato i dibattiti con i concorrenti e concentrato i suoi attacchi su Matteo Renzi. Tra i due la sfida è cominciata con il piano su Bagnoli e da lì è stata un’escalation.

Martedì l’ex pm è andato via da un’iniziativa a Scampia quando ha visto arrivare la rivale del Pd, Valeria Valente, ma ieri pomeriggio ha partecipato a un dibattito su Maurizio Valenzi (storico esponente del Pci, due volte sindaco a Napoli tra gli anni ’70 e ’80), accanto a lui Antonio Bassolino, lo sconfitto delle contestate primarie dem. I due sembrano avere un nemico comune: l’apparato Pd in città e il premier a Roma.

Nel 2011 de Magistris era un outsider, sostenuto soprattutto da Idv e Napoli è tua. Italia dei valori alle regionali è corsa tra le braccia del Pd e deciso di confermare la coalizione anche alle comunali ma, a due giorni dalla consegna delle liste, c’è stato il clamoroso dietrofront. Napoli è tua si è disgregata durante la consiliatura, così il sindaco e il fratello Claudio hanno dato vita a tre nuovi raggruppamenti: DeMa – Democrazia e autonomia, De Magistris sindaco, Bene Comune con de Magistris. Nei tre contenitori c’è il variegato mondo di sinistra della società civile ma anche moderati come Gabriele Mundo: inserito in De Magistris sindaco, proviene dai socialdemocratici, passato al Pdl, è stato eletto al comune nel 2011 con il centrodestra, da cui poi si è staccato.

Le liste arancioni depositate sono state 14, ma due sono sub judice: Solo Napoli avrebbe consegnato i documenti in ritardo; Per Napoli (nata dai sostenitori del dem Umberto Ranieri allontanatisi in polemica dal partito) ha dovuto presentare integrazioni alla documentazione. In bilico anche De Magitris sindaco alla Sesta municipalità. L’ultima spiaggia, in caso di bocciatura, è comunque il Tar.

In corsa tre liste di ispirazione meridionalista e Napoli in comune, che riunisce la galassia dei partiti di sinistra (Sel, Prc e persino transfughi bassoliniani). La Città con de Magistris raccoglie i moderati. Poi ci sono gli ultimi arrivi: un pezzo del partito repubblicano e i Verdi, che alla regione sono in maggioranza con il Pd. Infine la lista Ce Simme Sfasteriate: il leader è Vincenzo Caniglia, detto Caf perché dirige centinaia di patronati, si era già presentato 5 anni fa con Noi Sud nel centrodestra. Aveva fatto discutere la possibile candidatura di Enzo Peluso tra le file arancioni, ipotesi accantonata perché iscritto alla massoneria. Polemiche anche per Sergio Angrisano, capolista di Napoli Capitale e fan di Mussolini. Lunedì la rinuncia.

Problemi anche in casa Pd. Il partito è riuscito a mettere in lista solo 35 nomi su 40, mai successo prima. I bassoliniani sono fermi in attesa della resa dei conti, i sostenitori di Umberto Ranieri sono passati alla sponda arancione, guai grossi nelle municipalità. La candidata sindaco Valeria Valente, data dai sondaggi quarta al 16,5%, ha imposto molti presidenti presi dalla società civile, provocando la rivolta dei circoli. Risultato: alla verifica della commissione elettorale mancavano i documenti da parte dei candidati, alcune dichiarazione di apparentamento nelle coalizioni da parte dei presidenti, difficoltà anche con le firme. La situazione è molto compromessa a Pianura-Soccavo, Fuorigrotta-Bagnoli, Ponticelli-Barra-San Giovanni (il seggio del video di Fanpage dove due esponenti dem distribuivano euro e davano indicazioni pro Valente). Dubbi in altre municipalità. Resterebbe comunque il ricorso al Tar. In casa Pd i nervi sono tesi così è saltata per la seconda volta l’assemblea regionale (prevista per domani), alla quale avrebbe dovuto partecipare il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini per affrontare il tema della legalità, dopo il coinvolgimento del presidente regionale, Stefano Graziano, nell’inchiesta sul clan Zagaria.

Con Valente 11 liste (Pd, Elaboratorio Nazionale, Moderati, Psi, Pri-Pli, Valente sindaco, Udc, Cittadini per Napoli, Centro Democratico e Napoli Popolare). Tra i dem si presentano due dei protagonisti dei video di Fanpage, entrambi assolti da ogni addebito dalla Commissione di garanzia del Pd provinciale: Antonio Borriello (consigliere comunale uscente, il terzo più votato in assoluto nel 2011, che prova a rientrare tra i banchi di via Verdi) e Gennaro Cierro che rischia però di rimanere fuori per la possibile cancellazione della lista alla municipalità. In attesa di conferma da parte della commissione elettorale, c’è già tra gli esponenti della fronda dem chi ha battezzato l’ipotesi come una vendetta divina per il tradimento dei due esponenti di San Giovanni, Borriello e Cierro, passati all’ultimo minuto da Bassolino a Valente durante le primarie. In coalizione con i dem Ala di Denis Verdini e il senatore casertano Vincenzo D’Anna. A Napoli la lista è in mano al senatore Antonio Milo: leader di Noi Sud, arrivato in parlamento nel 2013 con il Pdl, ha poi preso le distanze dalla dirigenza cittadina di Forza Italia. C’è spazio anche per Ncd che debutta in coalizione con il Pd sotto la sigla Napoli popolare. Un approdo che alle regionali aveva provocato molti mal di pancia: nel giro di tre stagioni è stato completamente digerito.

Il candidato di centrodestra è, come nel 2011, Gianni Lettieri: secondo Tecnè potrebbe approdare al ballottaggio con il 27% dei consensi. Sostenuto da dodici liste a cominciare da Forza Italia con capolista Mara Carfagna. I vettori di consenso sono l’eurodeputato Fulvio Martusciello e Luigi Cesaro, ex presidente della provincia ed ex sodale di Nicola Cosentino. Tra le civiche, Prima Napoli è il contenitore della destra: c’è Gianluca Cantalamessa in quota Noi con Salvini; Ione Abbatangelo, figlia di Massimo ex parlamentare del Msi rinviato a giudizio per la strage del Rapido 904; i due transfughi da Fratelli d’Italia Enzo Moretto e Marco Nonno, che ha una condanna in primo grado a 8 anni per devastazione. Fdi anche a Napoli, come a Roma, rompe l’alleanza con Fi e presenta candidato sindaco Marcello Taglialatela. Con lui si è schierata Casapound.