È una regione alla rovescia. L’Italia si sveglia più a sinistra, la Calabria resta a destra. Nel paese si registra un -7% di affluenza, a queste latitudini l’astensione si arresta e anzi segna un +0.3%. La vittoria (annunciata) di Roberto Occhiuto è schiacciante. Un caterpillar di 8 liste che asfalta le armate sfilacciate degli avversari.

La medaglia d’argento di miglior perdente se l’aggiudica Amalia Bruni. Una magra consolazione che però le vale il seggio da consigliere. La scienziata a capo della coalizione di centrosinistra-5S è doppiata dal neopresidente: 56% versus 28%. Al di sotto delle aspettative il risultato di Luigi de Magistris, che con la sua coalizione civica veleggia intorno al 15%, ed è fuori dal consiglio. Il 4 ottobre segna anche il de profundis per Mario Oliverio, l’ex presidente dem che dopo 35 anni di politica si congeda con un deludente 1,4%.

Il quartier generale di Occhiuto a Gizzeria, nei pressi di Catanzaro, ieri era un fortino berlusconiano anni ‘90. Tutti presenti, da Tajani a Gasparri. E il risultato delle diverse liste di derivazione forzista è eclatante: quasi il 40% con la casa madre Forza Italia primo partito con il 19%. Alle 18.30 Occhiuto compare dal palco vista mare allestito fuori dall’hotel. Camicia bianca, sorriso stampato, l’aria di chi aveva già la vittoria in tasca ma che non si aspettava uno score così marcato. Le prime parole sono per Berlusconi. «Abbiamo vinto, ringrazio il presidente e da domani inizieremo a lavorare a cominciare dalla sanità per cambiare la Calabria. Chiederò da subito al governo di poterci supportare. Si arriva a spendere un miliardo l’anno. Da subito voglio occuparmi dei calabresi. Dimostreremo che la fiducia data è ben riposta. Questa regione ha molti problemi come la ‘ndrangheta che ci fa schifo e chiederò al premier Draghi di assisterci, il resto lo mettiamo noi». Occhiuto ha infine ricordato l’ex presidente Jole Santelli che «da lassù ci guarda». Quindi sul palco è stata la volta di Tajani che ha enfatizzato il risultato del partito in chiave nazionale: «Sapevano che la gente di Calabria voleva Occhiuto. Ancora una volta è stata una scelta vincente di Berlusconi. Forza Italia è il primo partito in assoluto».

Sotto le previsioni la Lega e i meloniani che non arrivano al 10%, Buono il risultato dei centristi dell’Udc che, malgrado l’inchiesta antimafia che aveva estromesso dalla competizione il gruppo dirigente, supera il quorum e si attesta sul 6%.

Il centrosinistra allargato ai 5 Stelle (una prima volta da queste parti) va anche peggio del 2020 quando i grillini non c’erano e non c’era neanche Carlo Tansi (che crolla al 2% dal 7% del 2020, con la civica Tesoro Calabria), oggi alleati dei dem. Malgrado ciò Bruni va sotto lo score di Pippo Callipo che nel 2020 superò il 30%. I dem prendono una batosta storica e solo per un pelo toccano la doppia cifra. I grillini per la prima volta entrano in consiglio e raggiungono la sufficienza con il 6%. Dal suo comitato elettorale di Lamezia, Bruni commenta e se la prende col Covid: «Stiamo uscendo dalla pandemia e il risultato va contestualizzato. È vero siamo sotto il 30% ma io non la ritengo una sconfitta. Se avessimo avuto qualche settimana in più il risultato sarebbe stato diverso». L’unica soddisfazione per i dem è aver sottratto la seconda piazza a de Magistris che non sfonda a dispetto dei sondaggi.

E non sfonda neanche la lista capeggiata da Mimmo Lucano, Un’altra Calabria è possibile, sopra il 3% e ancora lontana dalla soglia di sbarramento. Sarà una lunga notte da battiquorum a Riace. Il bagno di folla della manifestazione di venerdì non ha avuto l’effetto trascinamento nelle urne. Sul risultato dei lucaniani pesa la mannaia della ineleggibilità decretata dalla Legge Severino e la concorrenza della lista di disturbo, Calabria Resistente e Solidale, che neanche dopo la condanna di Locri ha desistito in favore dell’ex sindaco di Riace, in una surreale guerra a sinistra. Lucano ottiene un buon 6% nella provincia di Crotone ma non avanza a Cosenza come nelle previsioni della vigilia. Solo oggi sapremo se riuscirà ad “entrare” in consiglio. Pur non potendoci mettere piede.