Poteva venire in mente solo a chi ha fatto della leggerezza, della solidarietà e dell’impatto zero il proprio stile di vita: un viaggio invernale in bici da Roma a Riace, per mostrare idealmente e concretamente la necessità di rendere questi tempi meno idiotamente feroci e repellenti. Sto parlando della Ciclostaffetta della Pace, iniziativa partita in sordina e che sta diventando una specie di critical mass a tappe lungo 626 chilometri di stivale, con partenza il 16 febbraio. Fatta a mano, via social, senza mezzi né bandierine di questa o quella associazione.

L’idea è di due giovani sorelle, Sara e Sofia, e inizialmente si doveva partire da Napoli, individuata come la città solidale per eccellenza senza nessun riferimento all’attuale amministrazione, tuttavia tra quelle poche che hanno offerto ospitalità ai migranti sballottati in mare dalle criminogene politiche dell’attuale governo. Solo da qualche giorno si è deciso di allungare il percorso e partire da Roma, città al momento tutt’altro che solidale e proprio per questo sede di alcune delle migliori reazioni dal basso alle politiche di cui sopra. Quella di Baobab, per esempio; e infatti la partenza sarà dal luogo scelto dai volontari per dare conforto e rifugio, al netto delle incursioni della polizia, ai migranti spiaggiati nella capitale: piazzale Spadolini, oggi in città conosciuto come piazzale Maslax, dal nome di un giovanissimo (19 anni) somalo che ha deciso di uccidersi, impiccandosi in un parco romano. Maslax Moxamed era un ragazzo che sognava gli Stati uniti, arrivato in Italia credeva di essere in Germania. I ragazzi sono fatti così, sognano con piedi leggeri e informazioni sommarie.

Incontro Sara per farmi spiegare come è nata l’idea, e soprattutto perché una transumanza del genere in pieno inverno. «Avevo le ferie solo adesso», dice candidamente. Non pensava che l’iniziativa potesse attrarre più di qualche amico, mentre ora al viaggio sono interessate parecchie decine di persone tra quelle che hanno sostenuto il Nobel per la Pace al piccolo comune calabrese. Anche se la campagna si è conclusa, e chissà con quale futuro esito, si va comunque a mostrare concretamente come la si pensa; le ragioni sono spiegate nella pagina Fb: «Stiamo assistendo ad una violenta e capillare strategia di attacco, non solo a tutte le realtà che cercano giorno dopo giorno di costruire alternative possibili per le persone migranti, ma anche verso sentimenti di solidarietà e fratellanza che ci appartengono in quanto esseri umani.Vogliamo disinnescare l’odio e la paura verso l’altro. Vogliamo farlo con il mezzo che meglio rappresenta la volontà di conoscere ciò che ci circonda, con curiosità e rispetto: la bicicletta».

Tranne la prima tappa-monstre, 240 km da Roma a Napoli, le altre saranno abbastanza comode, nel segno del movimento dolce che solo la bici offre: domenica 17 febbraio piazza del Plebiscito Napoli-Salerno 98 km; lunedì Salerno-Agropoli 44 km; martedì Agropoli-Policastro Bussentino 46 km; mercoledì Policastro Bussentino-Scalea 53 km; giovedì Scalea-Paola 59 km; venerdì Paola-Lamezia Terme 66 km; sabato Lamezia Terme-Catanzaro (in treno)-Soverato 39 km; domenica 24 febbraio Soverato-Riace 40 km. Le scrivo qui anche perché il viaggio è autofinanziato e ogni ospitalità è benvenuta, ma soprattutto perché spero che il gruppo diventi una carovana, tutti possono aggiungersi per una o più tappe (staffetta, no?), e l’andatura sarà lenta. Devo verificare un paio di impegni ma è probabile che mandi tutto al diavolo e parta anch’io.