«La grosse Koalition a Berlino si è avvicinata ancora di più»: così l’editoriale della Süddeutsche Zeitung di ieri firmato dal direttore Kurt Kister. L’opinione dell’autorevole quotidiano liberal-progressista è ampiamente condivisibile: dai numeri del voto di domenica in Baviera è difficile trarre conclusioni diverse.
Come previsto, i conservatori della Csu – il partito-fratello della Cdu nell’esteso Land sud-orientale – hanno stravinto, riconquistando la maggioranza assoluta al Parlamento di Monaco (Landtag) persa cinque anni fa. Al 47,7% dei voti raccolti (+4,3) corrispondono 101 seggi sul totale di 180: il governatore uscente Horst Seehofer potrà continuare a governare in tranquillità. I socialdemocratici della Spd sono cresciuti di 2 punti, approdando al 20,6%: anche in questo caso, più o meno quanto pronosticato dagli ultimi sondaggi.
Ma non è la performance delle due principali forze quella che più conta. A rendere probabile che da domenica prossima in Germania ricominci l’era di una grosse Koalition fra socialdemocratici e democristiani è soprattutto la débâcle del Partito liberale (Fdp). Dopo una legislatura in coalizione con la Csu, è precipitato dall’8 al 3,3%, restando dunque ampiamente al di sotto della soglia di sbarramento del 5%. Lontani dalla quale sono rimasti anche i social-comunisti della Linke, fermi al 2,1% (-2,3), e i Pirati (2%), al loro primo appuntamento con le urne bavaresi.
L’ultima settimana di campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento federale (Bundestag) si è aperta dunque all’insegna dell’allarme crescente nelle file dei liberali: il voto bavarese rischia di essere l’annuncio di una clamorosa uscita di scena del partito che per più tempo dal dopoguerra ha preso parte a coalizioni di governo, alleandosi alternativamente sia con la Cdu-Csu che con la Spd. La minaccia diventa ancora più concreta se si considera che in Baviera non si presentavano i populisti anti-euro di Alternative für Deutschland, ai quali i sondaggi attribuiscono il 3%: un concorrente piccolo ma assai temibile per una Fdp ridotta ai minimi termini.
La regione di Monaco e Norimberga non è mai stata amica dei liberali, spesso rimasti sotto il 5%: a questa considerazione si aggrappano le relative speranze degli alleati di Merkel a Berlino. Molto impegnati, ora, nel tentativo disperato di convincere elettori democristiani a «prestare» il voto: «nei collegi uninominali noi appoggiamo il candidato Cdu-Csu, nella quota proporzionale voi ci restituite il favore». Peccato che il partito della cancelliera abbia già rispedito quest’offerta al mittente: per determinare i rapporti di forza nel prossimo Bundestag conta, da quest’anno, soltanto la quota proporzionale. I liberali sperano che gli elettori democristiani non abbiano saputo di questa novità – determinata da una sentenza della Corte costituzionale – e credano di non fare danno al proprio partito mettendo la seconda croce sulla Fdp.
Oltre alle disavventure liberali, a condurre verso la grosse Koalition ci sono anche le difficoltà dei Verdi, che l’altro ieri hanno raccolto un deludente 8,6%, quasi un punto in meno della precedente tornata. I Grünen sono in stato confusionale da almeno due settimane, da quando cioè le inchieste demoscopiche hanno cominciato a registrare un calo. Dalle urne bavaresi è arrivata la conferma del trend negativo, attribuito dal coro dei media e da settori dello stesso partito al programma elettorale «troppo socialdemocratico». È stato un errore – si dice – presentarsi come una forza che vuole aumentare le tasse: meglio parlare d’altro, come l’energia pulita e i diritti civili.
Come se non bastasse, per gli ecologisti da ieri c’è una grana in più. Il quotidiano die Taz ha diffuso i risultati di una ricerca commissionata dagli stessi Grünen, nata per fare chiarezza dopo un’inchiesta dello Spiegel da cui emerse l’ambiguità delle posizioni dei Verdi delle origini sul tema della pedofilia. Dallo studio condotto da Frank Walter, autorevole studioso dei partiti tedeschi, è emerso che nel programma della lista verde di Gottinga (città universitaria della Bassa Sassonia) dell’inizio degli anni Ottanta veniva proposta la legalizzazione della pedofilia. Il responsabile dei Verdi di Gottinga in quel periodo? L’attuale capolista Jürgen Trittin. Che ha ammesso il fatale errore, chiedendo pubblicamente scusa. Troppo poco, ovviamente, per gli avversari del centrodestra, immediatamente scatenatisi nell’opera di sciacallaggio.
Tutto spinge dunque verso la grosse Koalition, anche perché i vertici della Spd hanno ribadito per l’ennesima volta di non avere la minima intenzione di dare vita ad un’alleanza che comprenda, oltre ai Verdi, anche la Linke. La consegna ufficiale è: «vinceremo, e avremo la maggioranza con i Grünen». Un mantra ripetuto anche dai socialdemocratici incontrati ieri nella sezione del quartiere Schwabing della capitale bavarese. Isabell Zacharias, 48 anni, deputata al Landtag di Monaco, si aspettava un risultato migliore, «ma comunque siamo in ascesa e domenica prossima andrà ancora meglio. La Linke è un partito inaffidabile, con troppe correnti interne: impossibile fare un patto». «Dopo 19 anni abbiamo di nuovo ripreso a guadagnare voti anche qua in Baviera» conferma soddisfatto Florian Post, 32nne candidato al Bundestag. «E non c’è ragione di cambiare linea sul tema delle alleanze», aggiunge. Un po’ di autocritica arriva da Dorothee Kraus, funzionaria 56enne: «la Spd in questo Land è il partito delle città, ma questa è una regione prevalentemente agricola. Noi socialdemocratici siamo troppo poco bavaresi: dobbiamo cambiare».