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In Baviera la politica anti migranti non paga, Csu a picco nei sondaggi

In Baviera la politica anti migranti non paga, Csu a picco nei sondaggiIl governatore Csu della Bavaria, Markus Söder

Verso il voto A due settimane dalle elezioni il partito cristiano-sociale del governatore Markus Söder in difficoltà. E boom dei Verdi

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 7 ottobre 2018

Una settimana prima delle elezioni in Baviera la Csu cola a picco nei sondaggi, raccogliendo il primo test del fallimento della sua campagna politica fondata su identità e muro ai migranti.

Dall’abisso del 33% il partito cattolico rischia di non conquistare più la maggioranza assoluta nelle urne dello Stato che guida fin da sempre. Con il 52% dei bavaresi che respinge già, senza se e ma, il governo in formato patria & famiglia del premier di Monaco. Per il leader Horst Seehofer, attuale ministro dell’interno, si profila la fine dell’epoca del monopolio bulgaro e l’inizio dell’era della coalizione, grande o piccola, che obbliga all’inedita spartizione del potere.

Una notizia traumatica per il governatore Csu Markus Söder che sbuffa: «Non voglio un governo bilanciato come quello di Berlino» nel rush finale della campagna elettorale che si chiude il 14 ottobre. Insieme al destino del partito si gioca la sorte personale letteralmente assediato dall’opposizione.

In Baviera, sempre secondo la rilevazione Ard, i Verdi incassano il boom che li fa volare al 18% dei consensi, due salti in avanti rispetto l’8,6% rimediato nel 2013 ed equivalente a prenotare una sedia al tavolo delle trattative per il governo. La Spd langue al 12%, eppure sommata ai Grünen e al 4,5% della Linke pesa più della Csu; mentre sul fronte destro i fascio-populisti di Alternative für Deutschland in calo ma raccolgono comunque il placet del 10% di bavaresi, esattamente come la tradizionale lista dei “Liberi elettori”.

Numeri da paura per la segreteria cristiano-sociale: dal palco della Groko di Berlino come nel Parlamento di Monaco per sei mesi ha martellato sulle questioni «identitarie» per riconquistare i voti in fuga dalle urne. Dal crocefisso obbligatorio negli edifici pubblici stroncato dalla chiesa cattolica, alla polizia di frontiera autonoma priva di poteri reali, fino alla recente, incredibile, agenzia spaziale bavarese che ha trasformato in macchietta il premier Söder allunato sui social come “Kim-Il-Söder”.

Così di fronte all’elettorato tradizionale la Csu ha bruciato almeno due punti percentuali al mese senza contare le “baruffe” berlinesi del leader Seehofer con la cancelliera Cdu Angela Merkel.

Di fatto, i due capi del partito bavarese si sono concentrati solo ad arginare Afd fotocopiando la politica nazionalista fino al celebre «l’immigrazione è la madre di tutti i problemi» scandito da Seehofer. Grazie a questa strategia ora il 71% degli elettori si dice pronto a sostenere un governo di coalizione e solo il 23% difende l’esecutivo monocolore di Söder. Perfino lui ha dovuto ammettere «il rischio di un governo completamente instabile»: non una buona informazione per gli investitori nella “locomotiva” della Germania. «Ma si tratta di numeri altamente influenzati dalla politica di Berlino» puntualizza il premier. Anche e soprattutto la “cifra” dell’azzardo di Seehofer sul “Masterplan-Migration”: «Confesso, non è stata la nostra ora più felice» precisa Söder.

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