L’Associazione Luca Coscioni ogni settimana riceve richieste da parte di persone che vogliono accedere all’eutanasia, attualmente vietata in Italia. Di seguito pubblichiamo la lettera di un ragazzo: «Salve, ormai da 17 anni vivo (si fa per dire) su una sedia a rotelle, paralizzato dal collo in giù. Il modesto utilizzo di un braccio mi permette di muovere a stento il joystick della mia carrozzina. Nonostante ciò, in questi anni, aiutato dai miei genitori, anzichè piangermi inutilmente addosso ho deciso di continuare gli studi, interrotti a 14 anni a causa dell’incidente che mi ha provocato la lesione al midollo spinale.

Mi sono laureato e ho successivamente cercato di fare qualcosa per il mondo dei disabili, dal quale purtroppo non riesco a scappare. Inoltre non ho mai smesso di fare fisioterapia e di ricercare sempre novità. Questo perchè, dal giorno dell’incidente, non potendo regalarmi sollievo con le mie forze, ho sperato (inutilmente) nella ricerca medico-scientifica.

Adesso le speranze hanno lasciato il posto alla realtà, e io non vedo altro che una già squallida situazione che può solo peggiorare col passare del tempo: i miei invecchieranno e quando non ci saranno più io finirò in qualche ospizio per chissà quanti anni prima di morire. Chiedo di essere aiutato a morire perchè non sopporto di dipendere in tutto e per tutto dagli altri, è stato e continua ad essere troppo umiliante fare la pipì, la pupù, il bagnetto, essere imboccato, farmi soffiare il naso, farmi grattare, farmi scaccolare, eccetera. Chiedo di essere aiutato a morire perchè continuo ad avere pulsioni e desideri come tutti gli altri ma non riesco a soddisfarli. Chiedo di essere aiutato a morire perchè già mi sono visto crescere da tetraplegico e non voglio vedermici marcire.

Spero che basti! I miei non condividono affatto questa mia scelta, anche se per farmi «contento» mi hanno portato in Svizzera per vedere se quelli della Dignitas mi ritenevano idoneo, e così è stato. Fatto questo però mi hanno riportato a casa. Ma come non capirli. I genitori vorrebbero che i propri figli fossero felici e quando non lo sono non possono far altro di sperare che lo siano, pensarli morti è un’ipotesi che non vogliono prendere in considerazione. Almeno nella mia famiglia funziona così! Ovviamente i miei in Svizzera non mi riaccompagnerebbero mai più, potete aiutarmi?

Aspetto una vostra risposta». Anche noi aspettiamo una risposta. Dal Parlamento. Da 316 giorni.