Venerdì Marya Zakharova, portavoce del Ministero degli esteri russo, nel suo tradizionale briefing settimanale, ha apertamente accusato gli Stati Uniti e la Nato di preparare per i prossimi giorni una provocazione ai confini del Venezuela, in particolare attraverso la Colombia, paese «incredibilmente» diventato partner dell’Alleanza Atlantica nel giugno del 2018. Secondo la diplomatica russa «lo sviluppo degli eventi in Venezuela ha raggiunto un punto critico.

Una provocazione su larga scala è prevista per i prossimi giorni: il cosiddetto “convoglio umanitario” di Washington costituisce infatti un comodo pretesto per un’azione militare per esautorare l’attuale presidente legittimo del paese».

La Russia sarebbe in possesso di informazioni dettagliate di come stia avvenendo la preparazione dell’aggressione. «Vi sono prove – ha detto Zakharova – che aziende statunitensi e i loro alleati della Nato stiano acquisendo una grande quantità di armi e munizioni in uno dei paesi dell’Europa orientale per il loro successivo trasferimento alle forze di opposizione venezuelane». Secondo la Russia la consegna di un carico di armi in Venezuela per l’inizio di marzo attraverso il territorio di un paese limitrofo.

Si tratterebbe di mitragliatrici di grosso calibro, lanciagranate, sistemi di difesa antiaerea portatili, munizioni per armi di piccolo calibro.
Nella triangolazione sarebbe coinvolta come base la Romania ma soprattutto l’Ucraina di Petr Poroshenko che solo qualche giorno fa ha rinnovato la sua volontà di entrare a far parte della Nato. I servizi di sicurezza russi, in particolare, avrebbero individuato nell’azienda di Stato ucraina produttrice di aeroplani Antonov il punto di snodo dell’operazione.

L’Antonov dopo una lunga crisi che rischiava di farla chiudere, nel 2017 è stata assorbita dalla holding ucraina produttrice di armi Ukroboronprom, che rischiava anch’essa di fallire qualche anno fa, è miracolosamente risorta negli scorsi anni risalendo 14 posizioni nella classifica Sipri delle aziende belliche e aumentando l’export del 40%, da quando ha iniziato a collaborare con la Nato. Nel 2017 la Ukroboronprom in joint-venture con la americana Aeroscraft ha lanciato sul mercato il fucile automatico “M4-Wac 47” conforme agli standard Nato.

E il segretario della Nato Jens Stoltenberg durante la sua visita a Kiev ha discusso con Roman Romanov, il capo di Ukroboronprom, le prospettive per l’espansione del programma Salis sul trasporto strategico per i paesi della Nato e per accelerare la transizione dell’azienda alla produzione per l’Alleanza. Sarebbeo proprio la fabbrica di questa azienda, secondo la Russia, che starebbe lavorando senza posa in queste settimane per fornire armi all’opposizione di Juan Guaidò.

Uno scenario da globalizzazione della guerra in cui l’Ucraina diverrebbe la Santa Barbara della Nato, in prospettiva non solo per la crisi in Venezuela, grazie alla possibilità di produrre armi di buona qualità e recapitarle in tutto il mondo con i cargo Antonov.