Si sono chiuse il 22 giugno, in Argentina, le liste per candidarsi alle elezioni presidenziali del 27 ottobre. Potrebbero essere ben otto i tandem presidente vice/presidente in corsa. Macri per la scadenza autunnale ha costruito una coalizione chiamata Frente Justos por el Cambio e avrà in tandem con lui, come vice presidente, il capogruppo del peronismo al senato Miguel Ángel Pichetto che rappresenta l’ala di destra del complesso spettro peronista e ha guidato il partito nella prima ala del parlamento argentino per ben 17 anni.

L’OPPOSIZIONE guarda al Frente de Todos, guidato dall’ex capo del gabinetto del presidente Kirchner, Alberto Fernandez, supportato dalla candidatura a vice presidentessa di Cristina Kirchner. Il Frente è appoggiato da partiti centristi così come da movimenti sociali e progressisti. Macrì, con un lungo lavoro, è riuscito a far saltare lo storico scontro peronismo/ anti-peronismo. Oltre alle due coalizioni che dovrebbero disputarsi la carica di presidente, interessanti dal punto di vista dei consensi popolari sembrerebbero essere il Consenso Federal dell’ex ministro dell’economia Roberto Lavagna, e la sinistra trotzkista di Nicolás del Caño.

LE LISTE UFFICIALI saranno compilate però solo dopo l’11 agosto, data in cui simultaneamente tutte le colazioni saranno chiamate al voto per la scelta dei candidati presidenziali, così come per la scelta dei governatori e delle varie liste locali. Le primarie però serviranno a determinare i candidati secondari perché in nessuna coalizione vi è più di un tandem presidente/vicepresidente a presentarsi. Ciò spiegherebbe,almeno in parte, il poco entusiasmo che per ora si respira nelle strade delle città argentine, svuotate dalle solite gigantografie e murales dei candidati. ma la data dell’11 agosto viene vissuta come una sorta di sondaggio, capire quante persone voteranno le diverse coalizioni darà una nuova indicazioni sulle forze soggettive delle diverse liste. Non solo, perché per potersi candidare alla presidenza l’11 agosto serve che ogni coalizione sia votata da almeno l’1,5% degli aventi diritto. Delle otto realtà presentate la sinistra Nuevo MAS, l’unica forza a presentare una donna alla presidenza, e l’estrema destra di NOS, Despertar e il Frente Patriota, rischiano di non superare il quorum. Il grande numero di candidati dà di fatto la certezza che il 24 novembre ci sarà il ballottaggio tra le due forze più votate al primo turno.

Liste a parte, il nuovo presidente governerà per quattro anni con l’ipoteca di 156 miliardi di dollari di debito, un terzo del quale contratto col Fondo monetario internazionale che ha aperto un suo distaccamento dentro la sede del Banco Argentino. Il debito lordo totale supera i 350 miliardi di dollari, e i mercati internazionali temono che il paese sia incapace di affrontare le scadenze e ripagare. Macri si presenta come il garante del rispetto degli oneri, assunti in buona parte da lui stesso. Tanto che la sua candidatura gode dei favori del Fmi.

LA PROFONDA CRISI in cui si trova il paese non tranquillizza nessuno né in patria né all’estero. La principale forza d’opposizione, il Frente de Todos, propone la subordinazione del debito al recupero di salari, posti di lavoro e condizioni sociali. Quattro anni di governo Macri hanno portato il tasso di disoccupazione al 10,1% (la più alta dal 2005), la povertà al 35,8%, (cioè 16 milioni di persone, 4,3 in più rispetto al 2017), un’inflazione che supera il 55% annuo (la terza più alta del mondo), svalutazione del peso e tassi d’interesse oltre il 60%.