Dopo due anni di trattative condotte dal presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, un passo decisivo verso la creazione di una zona di libero scambio africana è stato compiuto ieri a Kigali, in Ruanda, dove 44 capi di stato e di governo riuniti per il vertice straordinario dell’Unione africana hanno firmato il via libera all’iter per il varo di questa Continental Free Trade Area (Cfta), che con 1,2 miliardi di abitanti diventerebbe la più grande da quando è stata creata l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). L’accordo però dovrà prima essere ratificato dai parlamenti di almeno 22 paesi.

Con l’abbattimento di oltre il 90% delle tariffe doganali, il primo obiettivo è quello di incentivare gli scambi commerciali intra-africani, che al momento sono il 16% del totale, molto al di sotto del 70% Ue. Per contro, i firmatari vorrebbero che il Cfta sia operativo già a fine 2018, quando all’Europa sono stati necessari circa 50 anni.

Non tutti vedono di buon occhio questo embrione di mercato libero africano. Ad esempio la Nigeria teme effetti perversi sulla propria economia. E a Kigali si faceva notare anche l’assenza del Sudafrica, l’altro gigante economico del continente. Assente anche l’Uganda ma per le tensioni regionali con il Ruanda di Paul Kagame, padrone di casa.

Solo 27 paesi hanno firmato il protocollo per il libero movimento delle persone.