Impennata della cassa integrazione a settembre, con richieste salite di quasi il 44%, per un totale di 104 milioni di ore. Si tratta del peggior settembre dal 2009, e di un record negativo assoluto se riferito solo alla cassa straordinaria, che riguarda le crisi aziendali più gravi, con 64,3 milioni di ore.
Dall’elaborazione dei dati Inps fatta dall’Osservatorio Cig della Cgil, arrivano poi altre notizie negative. La principale è che da gennaio a settembre sono finiti in cig un milione e 100mila lavoratori, fra i quali 525mila hanno avuto la cig a zero ore. In media, il reddito degli addetti (al netto delle tasse) è sceso pro capite di 5.900 euro, con una perdita complessiva di oltre 3,1 miliardi, e questo nonostante la parziale tutela operata dalla cassa. Quella straordinaria cresce del 78,64% sui nove mesi del 2014. In altre parole, rispetto al già terribile 2013, aumentano i casi di aziende in ristrutturazione oppure in fallimento, concordato, liquidazione. Un ulteriore segnale della progressiva deindustralizzazione del paese, nonostante che secondo l’Istat i dati sull’occupazione presentino un lieve miglioramento (+82mila occupati), peraltro con un tasso di disoccupazione al 12,6%, record uguagliato, e con 3.236.000 persone in cerca di lavoro, numero più alto su base mensile dal 2004.
«Visti i dati – tira le somme Serena Sorrentino della Cgil – ci chiediamo come possa il governo stimare in soli 1,5 miliardi la spesa prevista nella legge di stabilità per finanziare politiche attive e passive, e come si potrà gestire la crisi se con il jobs act, anziché estenderle, si pensa di ridurre coperture di cig e cigs».