Erano in 5mila giovedì a Milano, al presidio organizzato dai Giovani Palestinesi d’Italia e dal Gaza FreeStyle. Seconde e terze generazioni, italiani accanto ad altri italiani, giovani, meno giovani, movimenti del territorio, centri sociali.

C’è anche il rapper Ghali e ci sono anziani e giovani palestinesi che raccontano la loro storia, la loro duplice identità, la loro diaspora. E c’è la polizia che blocca un tentativo di corteo.

Hanno manifestato, come sta accadendo in Italia ovunque in questi giorni, da Palermo a Cagliari, contro l’offensiva militare israeliana a Gaza, gli sgomberi a Sheikh Jarrah, le violenze in Cisgiordania e le città miste in Israele. Tante persone in tutto il paese in direzione contraria a quella della politica dei partiti, questi giorni quanto mai unita intorno alla narrativa israeliana.

«Israele non esiste in solitaria», dice una ragazza dal palco, appellandosi all’Europa e ai media italiani, ritenuti responsabili di un silenzio imbarazzante e in molti casi in una narrazione a senso unico. Milano tornerà in piazza domani insieme a Modena e Catania.

Oggi invece tocca a Roma (alle 16 a piazza Esquilino, con un presidio organizzato dalla Comunità palestinese di Roma e del Lazio e da Assopace), a Napoli, Savona, Bologna, Pisa, Firenze, Empoli, Vicenza, Brescia, Livorno, Parma, Pavia, Trento, Torino, Salerno. Una mobilitazione fisica che si aggiunge a quella virtuale, sui social, dove ieri a emergere con potenza è stata la protesta di giovani ebrei italiani.

Si sono fotografati con un cartello in mano e la scritta #NotInOurNames, non massacri e occupazioni militari nel nostro nome. «Ci uniamo – scrivono – ai compagni e alle compagne attivisti in Israele e Palestina e al resto delle comunità ebraiche nella diaspora che stanno facendo lo stesso».