«L’alta partecipazione ai processi elettorali esprime la maturità crescente del popolo venezuelano», dice al [/ACM_3]manifesto Helen Aguiar, la presidente della Red de Observadores Electorales de Venezuela.

Qual è il compito della Rete?

Si tratta di un’organizzazione di 3.500 osservatori provenienti da differenti settori sociali, non solo da tecnici del sistema elettorale: vi sono agricoltori, insegnanti, lavoratrici domestiche, studenti, operai, pescatori, professionisti, tutti nati nel paese. Un insieme di cittadini che ha ricevuto corsi di formazione specifici anche con l’apporto di organizzazioni non governative come Anros, l’Associazione nazionale delle reti e delle organizzazioni sociali, che ha una lunga esperienza nel campo. Un percorso che ha preso avvio nell’università di Carabobo e il cui statuto giuridico è stato riconosciuto dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) nell’agosto del 2012. Da allora, la Rete affianca i gruppi di osservatori internazionali e nazionali abilitati per le elezioni.

Durante l’elezione presidenziale del 14 aprile, l’opposizione ha denunciato frodi e ora accusa il governo di abuso di potere per le comunali dell’8 dicembre, dichiarato «giorno di lealtà a Chávez». Proprio in quel giorno, si commemorerà il suo ultimo discorso, pronunciato prima di ripartire per Cuba a farsi operare del tumore che lo ha ucciso. Qual è la sua opinione?

Il sistema elettorale venezuelano è altamente automatizzato e sicuro, come hanno riconosciuto gli osservatori di ogni bordo nel corso il 18 elezioni: c’è un controllo telematico delle impronte, il codice d’accesso alle macchine è conservato da persone appartenenti a schieramenti diversi, c’è un doppio riscontro verificabile dai tecnici e dai cittadini. Su richiesta dell’opposizione, si è proceduto a un nuovo conteggio, ma tutto è risultato nuovamente regolare, e d’altro canto la stessa opposizione non ha supportato le denunce con le prove concrete che aveva annunciato. Il nostro ruolo è procedurale e tenuto all’imparzialità. Dobbiamo osservare e denunciare ogni tipo di irregolarità. Lo abbiamo fatto anche con le violenze seguite alle elezioni che hanno provocato 9 morti nel campo governativo. La protesta dell’opposizione si riferisce a quello che viene chiamato ventajismo, perché il governo pubblicizza misure sociali e ricorrenze nazionali. L’ultima volta, ci sono stati disordini e proteste per via dello scarso margine di differenza tra i due candidati. Ma il nostro è un sistema elettorale che non prevede secondo turno e i risultati vengono convalidati anche per un voto. È successo in altre occasioni, che hanno favorito l’opposizione con un margine ancora più stretto, per esempio durante le regionali del dicembre scorso, quando il leader della Mud, Enrique Capriles, ha vinto il governatorato di Miranda per pochissimi voti su Elias Jaua. Come stabilisce la costituzione del ’99, l’unico arbitro è il Cne, il quinto potere, come ha voluto nel suo tempo il libertador Simon Bolivar. [FIRMA_SOTTO]ge. co.[/FIRMA_SOTTO]