Controlli dentali. Ma non per verificare la salute dei denti, quanto per accertare l’età, proprio come fanno i paleontologi o la polizia scientifica. Solo che qui non si tratta di resti di ominidi, ma dei bambini/minorenni della «giungla» di Calais diretti in Uk, alcuni dei quali hanno già cominciato ad arrivare via pullman. Accompagnati non certo dai genitori, ma da un nugolo d’incresciose polemiche.

A lanciare la totalitaria idea è stato un backbencher conservatore, David Davies. Che ha giustificato ai microfoni della Bbc il ricorso a simile tecnica con la necessità di vagliare la minorità dei giovani profughi in mancanza di documenti d’identità. Unendosi alle schiamazzanti proteste dei tabloid, che insistono sul rischio che alcuni di loro minorenni non lo siano affatto – e lasciando cinicamente intendere che si tratti in tutta probabilità di adulti pronti a compiere qualsiasi nefandezza una volta raggiunte le albioniche sponde. Impreziosendo il tutto con un corredo di foto di alcuni adolescenti in prima pagina.

È quindi intervenuta l’associazione medici dentisti britannici (British Dental Association) per ribadire l’ovvio, e cioè che si tratterebbe di una pratica non solo deplorevole, ma anche scientificamente inadatta a stabilire l’età con sufficiente approssimazione. Evidentemente persuasi da simile presa di posizione, anche al ministero degli interni ne hanno escluso l’utilizzo, definendola «inaccurata, inappropriata e immorale».

La lista dei selezionati è stata stilata dall’organizzazione benefica Citizens Uk, in collaborazione con il governo britannico e ratificata dalle autorità francesi, che hanno tenuto colloqui con i minorenni. Laddove mancano i documenti si sono regolati in base all’aspetto. Ulteriori controlli saranno effettuati una volta arrivati su suolo britannico. La legge Uk’s Immigration Act, approvata all’inizio dell’anno, contiene un emendamento che obbliga legalmente il governo a organizzare il trasferimento di almeno tremila rifugiati minorenni, purché abbiano un parente ad accoglierli.

La riluttanza con cui il governo May sta gestendo la questione del futuro dei circa 1300 minori – 800 dei quali afferma di avere membri della propria famiglia in Gran Bretagna – bloccati nell’infelicemente denominata tendopoli, ha consentito loro solo nei giorni scorsi via libera al Regno Unito. La ministra dell’interno Amber Rudd, dopo l’infelice proposta di schedatura dei lavoratori stranieri nel paese, si è lasciata sfuggire la promessa di accoglierne almeno 300. Ma ora Citizens Uk minaccia di denunciare il governo per non aver messo in opera un piano efficace di accoglienza.

Nel frattempo, il tribunale francese, cui era stata chiesta una proroga da varie organizzazioni umanitarie francesi allo sgombero e allo smantellamento del campo – fissato secondo i piani delle autorità per lunedì – ha dato verdetto negativo. Parte dei sei/ottomila rifugiati sono al momento stati assegnati a veri centri di accoglienza nel resto della Francia, mentre altri saranno deportati.

L’argomento sembra dividere la Gran Bretagna. Nei giorni scorsi, personalità pubbliche come la cantante pop Lily Allen e l’ex Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, si erano mobilitate per sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale sulla disperata situazione del campo di Calais. La stessa Allen, protagonista di un appello video emotivamente intenso in occasione di una sua recente visita al campo, è stata aspramente criticata da Davies.