Gomorra, indipendentemente se ci sono o meno le volontà dei boss. Il Pd nel Sud Italia non ha avuto alcuna intenzione di interrompere una tradizione consolidata. E cioè alla politica ci si rivolge per ottenere diritti: il lavoro, un posto in ospedale… Il diritto non esiste». Roberto Saviano la scorsa settimana è intervenuto a testa bassa nella campagna elettorale per le regionali del sindaco decaduto di Salerno, la polemica prosegue da allora. «Le liste di De Luca non sono affatto liste con nomi nuovi e in nessun caso trasformano il modo di fare politica in Campania. Direi che ricalcano le solite vecchie logiche di clientele», la conclusione dello scrittore.

Tirato in ballo, l’aspirante governatore ha replicato, in un crescendo: quello che succede nelle altre liste non è mia responsabilità, con me persone per bene, sono io l’anticamorra.

Non è servito a voltare pagina così ieri Vincenzo De Luca ha replicato a muso duro: «Saviano? Sulle liste ha detto un’altra enorme sciocchezza. Ha già fatto un errore enorme quando ha fatto appello al popolo campano per non andare a votare alle primarie e il popolo campano se ne è infischiato andando a votare in massa. Ho la sensazione che si stia avvitando nella sua immagine, perché quando comincia a dire che Raffaele Cantone è un’operazione di immagine, che Franco Roberti non serve a niente, siamo al paradosso».

Stoccata finale: «Vorrei chiedere con molto garbo a Saviano di non confondere la battaglia contro la camorra con l’offesa alla dignità di altre persone che la pensano diversamente da lui e che non sono disponibili, per la vita che hanno alle spalle, ad accettare nessuna lezione sul versante della lotta alla camorra. Io qualche lezione potrei darla, non accettarla, anche a Saviano».

Naturalmente ce n’è anche per il governatore uscente e suo competitor, Stefano Caldoro, definito «l’unico impresentabile in Campania, eletto dal sistema di potere di Nicola Cosentino e che oggi sta facendo campagna elettorale appoggiandosi sul sistema di potere di Luigi Cesaro».
Tuttavia una piccola autocritica sui nomi al centro del ciclone Vincenzo De Luca pure l’ha fatta, a mezza bocca, durante il suo tour elettorale: «Arrabbiato? No, sono proprio incazzato. Che devo dire che è colpa di Nello Mastursi e di chi lavorava alle liste? Io sono un uomo, oltre ad essere il candidato, quindi sono io che mi prendo la responsabilità».

Persino l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, affonda il colpo: «Non ci si collega con gli impresentabili, è l’abc dell’etica della politica». Alessandra Mussolini, capolista in regione per Forza Italia, ci va proprio a nozze: «Nel centrosinistra non hanno capito perché Saviano ha sparato a zero contro le liste del Pd, non capiscono perché Cantone, messo da Renzi sulla legalità, spara a zero contro le liste di De Luca e non si capisce perché Guerini, da braccio destro di Renzi, dica che non si può fare campagna elettorale con gli impresentabili. Ma il primo degli impresentabili è Vincenzino. L’avessimo fatto noi sarebbe sceso Mattarella a Napoli per dirci che non lo potevamo fare, non li potevamo candidare».