I Imprese e sindacati dell’auto insieme per chiedere al governo un piano strutturale di sostegno alla mobilità ecologica. Più passano i mesi e più risulta incomprensibile il ritardo del governo Draghi a preparare una strategia per gestire il passaggio epocale della transizione tecnologica nel mondo dell’auto: dal 2035 non si potranno più produrre auto a combustione «endotermica». Negli altri paesi europei i piani sono stati approntati da tempo con incentivi e investimenti in ricerca.
«La flessione particolarmente marcata segnata dal mercato auto europeo a dicembre (-21,7%), sesto mese consecutivo con il segno meno, porta il 2021 a chiudere a meno di 11,8 milioni di unità, ovvero con volumi inferiori dell’1,5% al già bassissimo 2020, anno di esordio della pandemia – commenta i dati europei di ieri Paolo Scudieri, presidente di Anfia (Associazione nazionale liliera industria automobilistica) – . Tutto questo in un momento storico in cui sono in discussione in Europa le misure di decarbonizzazione della mobilità al 2030-2035 e che vede quindi l’industria automotive impegnata in una delicata riconversione produttivà», conclude Scudieri.
Per questo l’intera filiera dell’auto ha dato vita ad un «manifesto» firmato da Adiconsum, Anfia, Anie, Assofond, Class Onlus, Motus-E, Ucimu, dalle imprese e dai lavoratori delle filiere produttive e commerciali dell’auto, delle fonderie, dei macchinari industriali, dell’energia e della mobilità elettrica. Le richieste ruotano intorno a tre assi: prosecuzione dell’ecobonus nel triennio 2022-24 con una progressiva rimodulazione degli incentivi; interventi per le infrastrutture di ricarica private; misure a sostegno della riconversione industriale e dei lavoratori per la transizione delle imprese della filiera.
Ha aderito all’appello anche la Fim Cisl: «L’assenza di una politica – osserva il segretario nazionale Ferdinando Uliano – rischia di bloccare completamente il mercato di veicoli a emissioni zero e rallentare tutto il processo di riconversione in atto nel settore penalizzando enormemente le imprese, mentre paesi come la Germania e la Francia stanno sostenendo il settore con grandi investimenti».
La Fiom intanto prosegue nelle sue assemblee territoriali «Safety car» denunciando i 70 mila di posto a rischio nella filiera e rilanciando l’obiettivo di produrre 1,5 milioni di auto l’anno in Italia: «Se non saremo convocati andremo noi al Mise», promette il segretario nazionale della Fiom Michele De Palma.
Il viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto risponde che «è intenzione del Mise reintrodurre gli Ecobonus per le vetture elettriche. Vedremo in quale entità».
La richiesta del settore è comunque la solita: incentivi alla rottamazione. «In questa fase – osserva Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor – servono incentivi anche per la rottamazione delle auto tradizionali come si è fatto nel 2020 e nel 2021. Il parco circolante è invecchiato tantissimo e va rinnovato per ragioni ambientali e di sicurezza».