Nella giornata di ieri, sono stati registrati 845 nuovi casi positivi e 8 vittime di Covid-19. Per trovare una giornata con così tanti nuovi casi in 24 ore bisogna tornare al 16 maggio, quando se ne erano registrati 875. Continuano ad aumentare anche i pazienti ricoverati, anche se per ora il ritmo non preoccupa: in terapia intensiva ce ne sono 68, due in più di ieri, e nei reparti ordinari 883 (+17). Ma dalla cabina di regia formata dal ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità arrivano analisi tranquillizzanti: a livello nazionale, l’indice Rt è a 0,83. Superato il valore 1 solo in Veneto, Lombardia, Umbria, Abruzzo e Campania.

L’apparente contraddizione tra l’impennata dei casi registrati e le analisi degli epidemiologi ha due spiegazioni. La prima è uno sfasamento temporale: l’analisi della cabina di regia si riferisce ai casi rilevati nel periodo 10-16 agosto e contagiati verosimilmente alla fine di luglio. Inoltre, ad aumentare sono soprattutto quelli asintomatici, poco indicativi per studiare il contagio e perciò ignorati nel calcolo dagli epidemiologi. Dalla prospettiva degli scienziati, il quadro appare quindi meno fosco. «Al netto dei casi asintomatici identificati attraverso attività di screening e di tracciamento dei contatti e dei casi importati da stato estero – spiegano nel rapporto – il numero di casi sintomatici diagnosticati nel nostro paese è stato sostanzialmente stazionario nelle scorse settimane». Tuttavia, ammettono i ricercatori «l’indice Rt calcolato sui casi sintomatici, pur rimanendo l’indicatore più affidabile a livello regionale e confrontabile nel tempo per il monitoraggio della trasmissibilità potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale».

COME L’INDICE RT, anche il numero delle vittime per ora rimane su livelli rassicuranti, complice il ritardo tra la curva dei casi e quella dei decessi. Ma secondo gli esperti la letalità del virus in questa seconda ondata è destinata a rimanere più bassa rispetto alla “fase 1”. Come spiega su twitter Matteo Villa, analista dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, «tra marzo e giugno, la letalità apparente fluttua tra il 12% e il 20%. Dopo crolla, fino all’1,4% attuale». Cioè, meno di due nuovi casi su cento ora risultano letali. «Siamo diventati più bravi a capire chi abbia contratto l’infezione», spiega il ricercatore. Inoltre, è calata l’età media dei casi positivi: «diminuisce l’età media delle persone colpite, che prima era di circa 60 anni e ora è scesa a circa 40 anni» dice il direttore della prevenzione presso il ministero della Salute Gianni Rezza presentando il rapporto settimanale. E continua a calare, secondo l’Iss: nell’ultima settimana l’età degli infetti è scesa ad appena 30 anni.

RISPETTO ALLA FASE 1, il contagio è distribuito in tutta la penisola. Le regioni con più nuovi casi sono il Veneto (159) e la Lombardia (154).

Ma nel centro-sud il Lazio (115), la Toscana (59) e la Campania (53) registrano numeri non troppo lontani. È una buona notizia, perché a marzo il sistema sanitario lombardo dovette sopportare da solo un’onda d’urto che lo portò al collasso. Ma se i numeri dovessero crescere ulteriormente, gli ospedali delle regioni del sud sono meno attrezzati per la risposta.

NEL COMPLESSO, i focolai attivi sono saliti a 1.077, 281 in più rispetto a una settimana fa. Se ne scoprono di nuovi soprattutto grazie all’attività di screening, attraverso cui emerge il 28,6% dei nuovi casi, e di contact tracing (34%). In Veneto, sono ben 91 i nuovi positivi registrati nella provincia di Treviso: un ennesimo focolaio scoppiato in un’azienda di lavorazione delle carni. Ma altri 25 sono turisti rientrati dalla Croazia. Preoccupato dai focolai all’estero, il governatore Zaia pensa di vietare gli ingressi dalla Francia del sud. Nel Lazio, il 73% dei tamponi positivi riguarda casi di importazione. I rientri dalla sola Sardegna fanno il 37% del totale e sono più di cento i positivi rientrati dalla Costa Smeralda. Anche in Emilia-Romagna la maggioranza dei nuovi contagi è collegata alle vacanze.

Da ieri sono attive anche le postazioni di testing a Malpensa e Linate. Niente tamponi a tappeto per quello di Orio al Serio nei pressi di Bergamo, terzo aeroporto nazionale con 14 milioni di passeggeri nel 2019. Da sabato 22, spiega l’assessore lombardo al welfare Giulio Gallera, sarà predisposta un’area drive-through presso la fiera cittadina, riservata a chi sbarca da Spagna, Grecia, Croazia e Malta.