Da molti anni siamo stati spesso ospiti e interlocutori della Casa Internazionale delle Donne di Roma, come di altri luoghi di relazione e di pratica politica aperti nel nostro paese dal femminismo.

Consideriamo incomprensibile e inaccettabile la posizione assunta fino a oggi dall’Amministrazione comunale di Roma, che sembra incapace di riconoscere l’evidente realtà che la Casa – come ha detto Dacia Maraini – «ha prodotto cultura e ha prodotto servizi. A titolo completamente gratuito. E questo è il patrimonio. Qualsiasi città civile ne terrebbe conto e ci investirebbe».

Prendiamo la parola come uomini non solo per esprimere solidarietà alle amiche della Casa e a tutte le donne e le organizzazioni femminili impegnate nella difesa e nel rilancio di questo luogo. Crediamo infatti che la nuova storia inaugurata dal femminismo e dai movimenti delle donne nel nostro tempo sia una occasione di nuova libertà e di una più alta consapevolezza di sé anche per noi maschi, e per una più ricca vita delle relazioni tra i due sessi e tra tutte le persone, di ogni orientamento sessuale.
L’esistenza e la diffusione di luoghi come la Casa e degli incontri tra esperienze e culture diverse che vi si realizzano è un bene prezioso per la vita delle città, per la convivenza umana e civile, tanto più oggi, quando di fronte al mutamento aperto da tante battaglie di libertà risorgono i fantasmi orrendi del razzismo, del sessismo, della violenza maschile contro le donne e contro chiunque è considerato diverso o nemico.
Non è dunque accettabile, per noi, che il ruolo e il valore della realtà della Casa Internazionale delle Donne venga ridotto al conto dei costi economici e delle regole burocratiche.
Ci rivolgiamo a tutti gli uomini – e specialmente a quelli che hanno responsabilità nei mondi della politica, delle istituzioni, dell’informazione, del tessuto delle attività sociali e culturali – a Roma e nel resto del paese, perché si impegnino con noi in questa battaglia di civiltà, e nel confronto che è necessario.

Quello della Casa Internazionale delle Donne di Roma non è peraltro l’unico caso di conflitto sull’uso e il ruolo di spazi aperti alla cura delle relazioni sociali e di beni culturali e materiali pubblici.
Segnaliamo in particolare la situazione della Casa delle Donne di Viareggio, la cui sede è messa in discussione dall’Amministrazione comunale, senza che, anche in questo caso, sia stato possibile finora un confronto costruttivo.

È in gioco qualcosa di grande significato che ci riguarda tutti e tutte.

 ***  Mauro Adil, Fabio Bonacina, Antonio Canova, Mario Castiglioni, Marco Cazzaniga, Lino Ceccarelli, Stefano Ciccone, Riccardo Corrieri, Nino De Giosa, Andrea de Giacomo, Giuliano Dallemura, Marco Deriu, Franco Fazzini, Gianni Ferronato, Mario Gritti, Orazio Leggiero, Alberto Leiss, Giovanni Leonidi, Claudio Lenci, Giacomo Mambriani, Jones Mannino, Domenico Matarozzo, Alessio Miceli, Gianfranco Neri, Francesco Panetta, Jacopo Piampiani, Roberto Poggi, Ermanno Porro, Giovanni Pugliese, Fabrizio Roncarati, Gianluca Ricciato, Roberto Sanpietro, Mario Simoncini, Claudio Tognonato, Giancarlo Viganò, Alberto Villa, Danilo Villa.

I firmatari fanno parte della Rete di Maschile plurale e di alcuni gruppi locali:
Maschile in gioco – Roma,
Gruppo Uomini Viareggio,
Livorno Uomini Insieme (LUI), Gruppo Uomini Monza-Brianza, Gruppo Uomini Verona, Cerchio degli uomini – Torino, Uomini in gioco – Bari, Associazione Identità e Differenza