«Cosa è stato fatto a Imola negli ultimi cinque anni? Nulla. Per questo avete per la prima volta nella storia una grandissima occasione per cambiare». È iniziato così venerdì sera l’ultimo comizio del M5S. A poche centinaia di metri un’altra piazza e altre parole d’ordine. «Ma avete visto con che destra cattiva governano a Roma?», arringava l’ex ministro Pd Graziano Delrio. 5 Stelle da una parte, Pd e alleati dall’altra. Per la prima volta Imola è contendibile.

Per la prima volta il sindaco sarà una donna e il suo nome si deciderà al ballottaggio. Con il Pd la civica Carmela Cappello. Per il M5S Manuela Sangiorgi. Consapevoli che questa volta, per la prima volta da 73 anni, gli eredi del Pci rischiano di perdere quella che da sempre è considerata una delle roccaforti rosse dell’Emilia-Romagna.

Per questo, anche se Imola non è di certo una città di primo piano in Italia, da qui nelle ultime settimane sono passati i big nazionali. Venerdì a rispondere a Graziano Delrio ci hanno pensato tre ministri pentastellati (Di Maio, Fraccaro, Toninelli) e una sindaca, la torinese Chiara Appendino. Se Imola cade la speranza dei 5 Stelle è quella di cavalcare l’onda e conquistare l’Emilia-Romagna alle regionali del prossimo anno. Se Imola resiste, per il Pd potrebbe essere il momento di arresto di una caduta rovinosa iniziata il 4 marzo.

Per il M5S invece la prova provata che governare con Salvini paga molto poco in termini di voti. «Non dovete ascoltare dichiarazioni e commenti dei singoli, ma solo quello che c’è scritto nel contratto di governo. A me della tv e dei sondaggi non me ne frega più niente», ha detto Di Maio tentando di prendere le distanze dalla propaganda salviniana, per poi annunciare che la «settimana prossima si aboliscono i vitalizi agli ex parlamentari».

I numeri danno in vantaggio il Pd e i suoi alleati, al 42% al primo turno. I 5 Stelle invece hanno sfiorato il 30%. Dodici punti che non sono incolmabili, perché la Lega da sola vale il 15% dei voti e perché i consensi delle liste civiche pro Pd potrebbero volatizzarsi al secondo turno. A pesare saranno molto i voti della destra, molto poco quelli della sinistra (Art1.-Mdp è sotto il 2%, SI e cespugli al 3%), tanto di più conterà la capacità dei partiti di motivare i propri elettori e riportarli alle urne, e su questo il Pd ha ancora molto da insegnare. Radicamento sul territorio, lo chiamano a sinistra.

«Il sistema», lo chiama il pentastellato Massimo Bugani, braccio destro di Casaleggio a Roma. «Vincere a Imola per noi sarebbe come conquistare una grande città», ha detto venerdì. Cambiamento contro continuità, il voto si giocherà tutto su questo terreno. Imola offre una qualità di vita tra le più alte d’Italia ma è stata duramente colpita dalla crisi del 2008: in molti hanno perso il lavoro – soprattutto nel settore edilizio – e bastano pochi furti per fare scoppiare l’allarme sicurezza. Qui soffia lo stesso vento che il 4 marzo ha attraversato tutta Italia.

«Imola è bella è noi sappiamo guardare avanti», dice la candidata Pd Cappello promettendo lavoro e ricordando le cose buone fatte negli ultimi decenni di governo. Decideranno gli imolesi se ribaltare il tavolo per vedere per la prima volta l’effetto che fa.