Né una nave né un uomo per salvare gli immigrati. La Gran Bretagna dice no a Triton, la nuova missione dell’Unione europea che dal primo novembre dovrebbe prendere il via per sostituire gradualmente Mare nostrum, stando almeno a quanto più volte promesso dal ministro degli Interni Angelino Alfano. Ad annunciare le intenzioni del governo conservatore è stata la sottosegretaria Joyce Anelay rispondendo a un’interrogazione presentata alla Camera dei Lord e riporatati ieri dal Guardian. «Non sosteniamo le previste operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo», ha detto la rappresentante del governo aggiungendo – con motivazioni che sembrano prese dal qualche discorso leghista – che missioni come Mare nostrum comportano un «non intenzionale fattore d’attrazione che incoraggia più migranti a tentare la pericolosa traversata», con conseguenti «tragiche e ulteriori morti». La Anelay ha poi suggerito quella che il governo britannico ritiene possa essere la miglior soluzione al problema: «Il modo più efficace di impedire che profughi e migranti tentino le pericolose traversate – ha detto – è concentrare la nostra attenzione sui Paesi di origine e transito e combattere i trafficanti di essere umani che intenzionalmente mettono a rischio delle vite stipando i migranti su imbarcazioni inadatte».

Da settimane quello dell’immigrazione è un tema che tiene banco in Gran Bretagna, al punto da essere diventato uno dei punti centrali sui quali si giocheranno non solo le prossime elezioni politiche, previste tra meno di anno, ma anche quelle supplettive di Rochester fissate per il 20 novembre. A far paura al premier David Cameron è l’Ukip di Negel Farage, che alcuni sondaggi danno in ulteriore crescita grazie a cavalli di battaglia come l’antieuropeismo e, soprattutto, la richiesta di politiche immigratorie più restrittive. Paura che ha spinto i conservatori a seguire l’Ukip sugli stesi temi fino al punto di arrivare a uno scontro con Bruxelles. Come è successo uina setimana fa, quando Cameron si è spinto fino a chiedere la revisione di uno dei pricipi cardine dell’Unione europea come la libera corcolazione delle persone.