Morire a trent’anni a Villa Literno, nel casertano, sparato all’addome da ragazzi che volevano rubare i soldi guadagnati in giornate intere di lavoro nei campi. La sera del 1989 erano in oltre venti nel capannone dove dormivano, Jerry Masslo si rifiutò di cedere alle minacce e venne ucciso. Per lui ci furono i funerali di Stato, uno Stato ipocrita che di fronte a un richiedente asilo che fuggiva dal Sudafrica gli negò lo status poiché, all’epoca, veniva concesso solo a chi scappava dall’est Europa.

A quell’epoca Jerry era rimasto chiuso una settimana in una cella a Fiumicino, e solo in seguito alle pressioni dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, gli fu consentito di restare in Italia senza uno status giuridico definito. Aveva chiesto il visto per il Canada, e in attesa di ottenerlo lavorava da stagionale. La raccolta del pomodoro nel casertano avveniva, e avviene, in condizioni terribili, Masslo cercava di organizzare i migranti, reclutati nel quadrivio di Villa Literno, ribattezzato dai locali «piazza degli schiavi».

Era la prima volta che i migranti si organizzavano. I ragazzi del luogo diffusero dei volantini «È aperta la caccia permanente al nero». La notte della rapina venne ferito anche Kirago Antony Yrugo, cittadino keniota, che riuscì a sopravvivere, mentre Jerry Masslo morì prima dell’intervento dei medici.

Sul litorale domizio c’è un’associazione che porta il suo nome, la Flai Cgil ha istituito il premio Jerry Masslo. Giunto alla terza edizione, quest’anno si è tenuto dal 28 al 30 ottobre tra Napoli e Villa Literno, incrociando storie, dibattiti, partite di calcio, incontri con le scuole. Dagli sbarchi, spesso drammatici (ricordati dai video girati a Lampedusa, con la terribile conta dei morti in mare), alla vita nei campi.

Diviso in tre sezioni, i ragazzi delle medie inferiori di tutta Italia hanno inviato scritti sul tema della migrazione, «spesso carichi di malinconia – ha raccontato Khalid Chaouki, scrittore e deputato Pd che ha lavorato al premio – a volte accompagnati da disegni. Si sono totalmente calati nei panni di chi arriva in terra straniera».

La seconda sezione è dedicata alle tesi di laurea sul mercato del lavoro, caporalato e manodopera straniera; la terza a scrittori, poeti, drammaturghi, giornalisti, blogger, videomaker migranti che compongono in lingua italiana. «È una scena in grande fioritura – conclude Khalid Chaouki – sono sempre di più gli autori che vengono pubblicati, come Cristina Ali Farah, di origine somala, e il suo libro Il comandante del fiume».

I premi quest’anno sono andati al Liceo artistico di San Leucio per il quadro Senza più gabbie; ad Alberto Giuliani per la tesi «Caporalato. Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Disciplina penale».

Per la sezione «scrittura migrante» due premi ex aequo: a Sarah Zuhra Lukanic per l’opera A casa Brescia non risponde nessuno; all’attore Ruffin Ndoh per il testo teatrale TU. Ai vincitori