Una serata particolare ideata da Alice Rohrwacher è quella che si tiene stasera 29 agosto in Piazza Maggiore (ore 22.30) nell’ambito del Cinema Ritrovato con la proiezione del film A invenção do amor (L’invenzione dell’amore) realizzato nel 1965 da Antonio Campos ispirato al poema di Daniel Filipe i cui versi saranno poi letti da Geppi Cucciari accompagnata sul grande schermo dalle tavole di Mara Cerri.
Alice Rohrwacher ha lavorato durante il lockdown alla traduzione dei versi di Filipe che sarebbero diventati uno dei canti della Rivoluzione dei garofani del 1974. Li aveva scoperti quando si trovava a Lisbona nel 2002 per motivi di studio e ne fu tanto colpita da ideare una performance artistica fatta di manifesti con brani poetici che la gente poteva staccare e portare con sé.

Il periodo di isolamento le ha dato l’idea di riportare alla luce quei versi e far conoscere la personalità del poeta Daniel Filipe capoverdiano perseguitato da Salazar, torturato e morto a soli trentotto anni nel 1964 senza sapere che le sue parole sarebbero diventate nel 1974 uno dei canti della rivoluzione e senza assistere alla rivoluzione del 25 aprile. Per far rinascere quell’emozione e comunicare un ulteriore senso di liberazione, Alice ha coinvolto altre artiste come Luciana Fina (la regista di O tempo de un retrato, In medias res, Terceiro andar), Mara Cerri, Fausta Orecchio e le edizioni Else per produrre le serigrafie di accompagnamento al testo.

Antonio Campos, esponente del Cinema Novo Portugues degli anni ’60 autore di 49 film, (tra cui Vilarinho das Furnas, 1971, Falamos de Rio de Onor, 1974, Gente da Praia da Vieira 1975, A Festa 1975) scomparso nel ’99, realizzò nel ’65 A invençao do amor.

Luciana Fina così ne scrive sul catalogo del festival: «Cineasta di provincia, sconosciuto ai più, figura solitaria e romantica, Campos lavorava per scelta solo con i propri mezzi, fuori dal sistema e fuori dal suo tempo, preferendo la pellicola 8 o 16mm, l’arduo lavoro senza contropartite. È una delle prime figure di culto del documentario portoghese, libero da canoni, fu apprezzato dagli stessi autori del Cinema Novo per la singolarità della sua scrittura cinematografica e proprio per la sua indipendenza. Il suo film, gesto libero e visionario, è anch’esso un’invenzione dal segno contrario al tempo che attraversiamo».

Restaurato dalla Cinemateca Portuguesa, girato con un gruppo di amici, unico suo film ambientato in una città che snatura i rapporti umani, quella storia d’amore di un uomo e una donna che si incontrano in un bar in un giorno di pioggia, perseguitati per aver inventato l’amore, film politico riferito alle persecuzioni del regime, dove ogni cittadino è sottoposto ad assoluto controllo, dove la polizia vigila su ogni incontro , una persecuzione che si estende a tutti quelli che presentano sintomi di innamoramento e che ne sono contaminati. Film surrealista ben ancorato alla realtà, una realtà sottintesa e chiaramente leggibile.

«Il poeta sarebbe stato così felice di essere nel corteo a cantare nella folla»

di Alice Rhorwacher

«Si mormora che durante un’assemblea clandestina alla fine di marzo 1974 in qualche soffitta di Lisbona, mentre tra inquietudini e tremori si immaginava il rovesciamento della dittatura fascista portoghese, i partecipanti si dovessero accordare su un segnale universalmente efficace per dare inizio alla rivoluzione nel venturo GIORNO X. Si doveva convenire su un segno, un valido indizio, qualcosa che potesse risuonare nei cuori della gente e sprigionare l’urgenza di un mondo nuovo… Risuonare? Appunto: una canzone!

Fu così che in quella segretissima riunione si stabilì il programma radiofonico del GIORNO X: come primo passo si sarebbe trasmessa una canzonetta molto in voga, E Depois de Adeus («E dopo l’addio») di Paulo de Carvalho: partire è morire/così come amare/ è vincere / e perdere… Commossi da quel canto tutti si sarebbero stretti attorno alle proprie radio, avrebbero alzato il volume e chiesto ai bambini di fare silenzio, non immaginando che in pochi minuti quelle parole sarebbero divenute profezia: e dopo l’amore/ e dopo di noi/ addio… Addio!

Ecco il secondo passo: sulle ceneri ancora calde di quell’innocente commozione, ogni radio del paese avrebbe incredibilmente emesso delle note che tutti conoscevano ma nessuno poteva cantare, delle note PROIBITE: Grandola Vila morena di Zeca Afonso.

Al sentire quella musica i portoghesi, anche i più lontani e isolati dalla capitale, avrebbero capito che i tempi erano cambiati, che qualcosa di incredibile stava accadendo proprio in quel momento, e senza dubbio sarebbero subitamente usciti in strada con un garofano rosso.

Probabilmente le cose non sono andate esattamente così, ma quel che è certo è che il 25 aprile del 1974 una rivoluzione pacifica in tredici ore mise fine al regime fascista più longevo di Europa, che aveva soffocato il Portogallo per quarantotto anni. Ed è pure certo che venne annunciata con una canzone, e che si canta ancora molto.

Il 25 aprile di quella sera, nel rossore del tramonto, luminosa coincidenza dell’anniversario della liberazione italiana, i movimenti rivoluzionari tappezzarono le strade di manifesti e disegni.
Come per la prima volta, incollati su tutte le pareti degli edifici, i portoghesi videro immagini che incitavano alla lotta, alla libertà e alla solidarietà. Ci fu una manifestazione immensa, e tutti si riversano per le strade cantando e gridando parole nuove: per molti di loro era la prima manifestazione a cui partecipavano.

Un poeta sarebbe stato così felice di essere in quel corteo, in quel 25 aprile, a cantare nella folla: Daniel Filipe.
Perseguitato dalla dittatura fascista portoghese proprio a causa delle sue poesie, morì prematuramente nel 1964 a soli trentotto anni. Uno dei suoi poemi più importanti, L’invenzione dell’amore, ispirò l’epidemia d’amore irrefrenabile che, diffondendosi nella città, frantumò il clima di terrore, ispirò canti e manifesti appiccicati sui muri. Ispirò e continua a ispirare ancora oggi con la sua voce un AMORE SUBITAMENTE IMPERATIVO.»