Quattro assessori regionali su 12 sono sotto inchiesta in Sicilia. Un terzo, praticamente. Per Nello Musumeci la questione si fa delicata, anche perché sono coinvolti uomini di punta del suo governo. Finora il presidente ha mantenuto un profilo basso, evitando di entrare nelle vicende giudiziarie dei suoi assessori anche se la sua insofferenza, sussurrano persone a lui vicine, aumenta. Del resto i reati che vengono contestati agli assessori indagati sono pesanti: abuso d’ufficio, corruzione e voto di scambio elettorale.

L’ultimo a ricevere un avviso di garanzia è Roberto Lagalla; l’ex rettore di Palermo ha la delega all’Istruzione e col suo movimento «Idea Sicilia» aveva tentato la corsa verso la presidenza salvo poi fare un passo indietro per accodarsi a Musumeci, entrando poi nella sua giunta. Il nome di Lagalla compare nell’inchiesta della Procura di Trapani sulla cosiddetta loggia massonica segreta; è accusato di abuso d’ufficio per avere fatto ottenere una borsa di studio all’università di Palermo, quando era rettore, alla figlia di Rosario Orlando, ex responsabile del centro medico legale dell’Inps coinvolto nell’indagine trapanese sulla consorteria segreta.

Prima di lui nel registro degli indagati, in un’altra inchiesta a Trapani, era finito Mimmo Turano, esponente dell’Udc, e assessore alle Attività produttive: è accusato di corruzione e abuso d’ufficio per una vicenda legata a nomine nell’Istituto case popolari risalente a prima dell’incarico nella giunta Musumeci. Sempre per nomine nell’Iacp, ma a Palermo, è indagato Marco Falcone di Forza Italia, assessore con delega alle Infrastrutture: pure lui è accusato di abuso d’ufficio. Di voto di scambio elettorale deve rispondere invece Toto Cordaro (popolari), assessore con delega al Territorio, indagato dalla Procura di Termini Imerese assieme ad altre 94 persone.