Il giudice dell’Audiencia Nacional Fernando Andreu si è convinto che Salah El Karib, il proprietario dell’internet cafè di Ripoll che era ancora in carcere preventivo, non è pericoloso e che gli indizi a suo carico non sono sufficientemente forti per la misura dell’arresto cautelare. E l’ha liberato.

MEMBRI DELLA CELLULA terrorista avrebbero comprato con la sua carta di credito nel suo stabilimento biglietti aerei, ma gli avrebbero subito restituito i soldi in contante più una commissione di 5 euro. Altra novità: i Mossos ieri mattina hanno confermato che la seconda vittima dell’esplosione di Alcanar è il secondo dei fratelli Aalla, Youssef. Anche lui stava preparando gli esplosivi con l’imam e l’arrestato Mohammed Houli, che ieri si dichiarava pentito e che ha fornito maggiori informazioni sulle intenzioni dei terroristi. Terza novità è che alla fine si è scoperto chi avevano contattato i poliziotti belgi per chiedere informazioni sull’imam Es Satty nel 2016: i Mossos. Si era trattato di un email informale fra colleghi.

CHIEDEVANO SE AI MOSSOS constavano informazioni su di lui, ma né i belgi né i catalani erano passati attraverso l’Europol, e quindi attraverso la polizia nazionale, per aprire un’inchiesta sull’imam. Il governo spagnolo non permette che i Mossos accedano alle basi di dati nazionali e internazionali (cosa che invece permette alla polizia basca, l’Ertzaintza, da quando i nazionalisti baschi hanno appoggiato la finanziaria del Pp a maggio).

IL DUBBIO DEI BELGI era sorto dopo che avevano ascoltato sermoni «non adeguati», «estremisti» e «violenti» di Es Satty, secondo il sindaco della località di Diegem, dove l’imam aveva cercato lavoro nel 2016. Infine, finalmente si è saputa la data del viaggio a Bruxelles dei biglietti dell’imam ritrovati: il 15 ottobre prossimo. Il che non quadra con la sua dichiarata intenzione di immolarsi non appena si fossero asciugati gli esplosivi che stavano preparando a Alcanar. Ad aumentare la tensione ieri è stato anche un video dell’Isis per la prima volta in spagnolo: «col permesso di Allà, Al Andalus (cioè l’Andalusia, ndr) tornerà a essere quello che fu, terra di califfato», dice un minaccioso giovane arabo-spagnolo a faccia scoperta. «La nostra guerra con voi durerà fino alla fine del mondo», conclude.

INTANTO LE INDAGINI sono state centralizzate a Madrid: il presidente dell’Audiencia Nacional con il procuratore capo si è riunito coi vertici della Policia nacional, Guardia civil e Mossos e ha deciso che questa seconda parte delle indagini «su come sono stati portati a termine gli attentati e sui collegamenti internazionali» verrà coordinata dal Centro di intelligence contro il terrorismo e il crimine organizzato (Citco), che dipende dal ministero degli interni.

Due note politiche. Ieri la Commissione permanente del Congresso ha deciso che Rajoy debba spiegare in Parlamento l’interrogatorio di luglio per i casi di corruzione: il Pp ha cercato di usare il terrorismo per impedirlo. «Sembreremo extraterrestri parlando di cose di 20 anni fa con quello che sta succedendo in Spagna». Pablo Iglesias ha chiesto ai popolari di riconoscere che la guerra in Iraq del 2003, cui il Pp volle partecipare in solitario, «c’entra con il fatto che la sicurezza degli europei oggi è a rischio». E aggiunge che l’immagine della Casa reale «che mantiene relazioni di amicizia con la dittatura saudita fa vergognare molti cittadini».