Il tavolo per Taranto convocato dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda per il prossimo 20 dicembre, rischia di saltare gambe all’aria ancor prima di cominciare. Lo scontro politico in atto da diverse settimane tra il dicastero di via Veneto, Comune di Taranto e Regione Puglia, nelle ultime ore si è infatti nuovamente riacceso.

Dopo il ricorso presentato al Tar di Lecce dai due enti pugliesi contro il Dpcm con cui il governo ha approvato, il 30 settembre, il piano ambientale presentato da ArcelorMittal, che ha avuto come ripercussione la sospensione della trattativa per la cessione degli asset industriali del gruppo Ilva al colosso indiano, il ministro Calenda ha giocato una mossa a sorpresa martedì mattina. Recandosi a Taranto senza alcun preavviso istituzionale, né al prefetto e men che meno al governatore Michele Emiliano, per discutere faccia a faccia con il primo cittadino del comune ionico della vicenda Ilva. In particolare delle questioni ambientali e delle drammatiche ripercussioni sanitarie prodotte dall’attività produttiva del siderurgico, che secondo il Comune e la Regione non hanno avuto la giusta risultanza nel piano ambientale di ArcelorMittal approvato dal governo.

AL TERMINE DELL’INCONTRO di martedì, il ministero dello Sviluppo, con un comunicato, annunciava la prossima convocazione del tavolo che avrebbe avuto all’ordine del giorno «quanto già richiesto con apposita lettera dal sindaco al ministro prima dell’incontro istituzionale del 16 novembre scorso al Mise». La nota del ministero si concludeva così: «Il sindaco ha confermato che al ricevimento della formale convocazione con l’ordine del giorno condiviso, sarà disponibile al ritiro del ricorso al Tar, previa consultazione con il governatore Emiliano».

Ed è proprio in questa «consultazione» che qualcosa deve essere andato storto. Perché nella conferenza stampa congiunta che sindaco e governatore hanno tenuto qualche ora dopo la ripartenza del ministro Calenda dalla città dei Due Mari, hanno dichiarato che il ricorso al Tar sarebbe stato ritirato, soltanto dopo che nella riunione romana si fosse entrato nel merito delle proposte avanzate dai due enti pugliesi. E qualora la concertazione con ArcelorMittal avesse visto accolte alcune di esse.

SONO DUNQUE CALENDA ed Emiliano a tenere le redini dello scontro istituzionale. In quanto il Comune di Taranto si è chiuso in un preoccupante silenzio istituzionale.

Ieri Calenda dichiarava che «la convocazione con l’ordine del giorno condiviso è uscita, mi aspetto che il ricorso venga ritirato» dal sindaco di Taranto, «altrimenti il tavolo non si fa, o ci occuperemo di quei problemi ma senza un confronto che non può essere in parallelo nelle aule di tribunale». Il ministro ha ricostruito l’esito dell’incontro avuto con il sindaco: «Insieme tiriamo un ordine del giorno della riunione istituzionale di Taranto, facciamo una dichiarazione congiunta in cui si dice questo è l’ordine del giorno, appena ricevo la dichiarazione formale ritiro il ricorso. Ho mandato la convocazione con quell’ordine del giorno, sto aspettando di sapere se il sindaco terrà fede a ciò che ha detto».

EMILIANO, PERÒ, È DI tutt’altro avviso. «Il ricorso resta in piedi fin quando non saranno discusse le osservazioni», ha detto. «Calenda ha fatto il blitz a Taranto perché escludere Regione e Comune dalla trattativa è stata una sciocchezza. Se farà saltare il tavolo se ne assumerà le responsabilità», ha aggiunto. Ricordando che la Regione propone di inserire la tecnologia a gas insieme al carbone. «Così lo stabilimento diventa flessibile, si adatta al mercato e inquina meno. E si mettono d’accordo città, Regione, governo e acquirente».