Rocco Palombella, segretario generale della Uilm – sindacato più rappresentativo a Taranto – lavoratore e delegato Ilva, entrato all’allora Italsider a 18 anni nel 1973 nell’area altoforni ghisa. Dopo la conferenza stampa di Di Maio la vertenza sembra ancora più ingarbugliata.

La situazione è complicata. La cosa che mi preoccupa di più è la sfiducia dei lavoratori che dopo sei anni non vedono una soluzione. La disinformazione non gioca a nostro favore. Per questo lunedì a Taranto e negli altri stabilimenti i delegati di Fim, Fiom e Uilm prepareranno i consigli di fabbrica per spiegare la situazione.
Bentivogli (Fim Cisl) propone di fare sciopero, ricordando che con Calenda ministro ne avete fatti tre e nessuno con Di Maio…
Gli scioperi non si annunciano. Si decidono con i lavoratori. In questo momento ogni primogenitura, ogni spinta in avanti è sbagliata. Discutiamo unitariamente nei consigli di fabbrica, serve totale condivisione anche perché Taranto è una città divisa che rischia di scoppiare.
Nella disinformazione da lei citata mettiamo chi sostiene che oltre al piano ambientale anche il piano occupazionale di Mittal sia migliorato e la soluzione sia vicina, immagino…
Certo. Dal 6 agosto in poi, giorno dell’ultimo incontro al ministero, con Mittal non abbiamo avuto più contatti. Il problema è molto semplice. Loro dicono: “Noi abbiamo firmato un contratto per assumere 8.500 lavoratori; dopo le pressioni li abbiamo aumentati a 10mila ma di lì non ci spostano”. È il governo che deve convincerli, alla trattativa deve esserci il governo, deve essere il garante della trattativa.
Di Maio ha assunto il vostro l’obiettivo «esuberi zero» ma vi chiede di continuare a trattare. La Fim dice di no finché non sarà chiusa la questione legittimità del bando. Ieri il ministero dell’Ambiente ha parlato di una settimana necessaria. Significa fine mese: alla scadenza del 15 settembre rimarrebbero solo due settimane.
Noi vogliamo certezze dal governo, ma se arrivasse la convocazione del Mise, anche con la procedura di possibile annullamento della gara ancora aperta, la mia organizzazione si presenterebbe sicuramente.
L’ex ministro Calenda ha previsto che alla fine voi e Di Maio firmerete un accordo con Mittal a condizioni molto simili a quello proposto da lui.
Calenda durante la trattativa non ci ha mai coinvolto. Alla fine ci ha presentato un piatto pronto con tutte le condizioni non discusse. Un «prendere o lasciare» in cui si inventava il passaggio di 2mila lavoratori da Ilva a Invitalia senza alcuna garanzia dopo il 2023: non si capiva perché chi oggi è un lavoratore Ilva dovesse uscire. Una proposta in cui quindi rimanevano 4mila esuberi come oggi. Abbiamo fatto bene a dire no.
Sostiene anche che oggi voi dovrete accettare i prepensionamenti che invece avete rifiutato sdegnati quando c’era lui…
Una proposta sui prepensionamenti nel quadro delle normative sull’amianto – ancora presente a Taranto – la avanzai io. Ma fu Calenda a non prenderla neanche in considerazione perché non sono Bentivogli, con cui va tanto d’accordo. Lo ribadisco: noi non facciamo distinzioni tra governi, ma sono sicuro che ogni cosa che otterremo ora sarà migliore rispetto all’accordo che ci impose Calenda.