Un colpo di scena che non si aspettava ’quasi’ nessuno e che ora potrebbe cambiare, almeno in parte, la storia del processo «Ambiente Svenduto» sul presunto disastro ambientale prodotto dall’Ilva, e di alcuni dei suoi eccellenti imputati. Ieri mattina, durante la prima udienza (due erano slittate per una omessa notifica e per lo sciopero degli avvocati penalisti), la Corte d’assise di Taranto ha annullato il decreto che disponeva il rinvio a giudizio in quanto nel verbale d’udienza preliminare del 23 luglio scorso mancava l’indicazione del difensore d’ufficio per ben 10 imputati i cui legali risultavano assenti quel giorno. Indicazione che però compariva nella sentenza del gup Vilma Gilli.

Per la Procura la questione, definita di nullità relativa, si poteva sanare con un provvedimento della Corte; secondo la difesa invece ci si è trovati al cospetto di una nullità assoluta. La Corte d’Assise si è quindi riunita in camera di consiglio per valutare l’eccezione, dando ragione alla difesa e annullando di fatto tutti gli atti del processo a partire dall’udienza di luglio.

Sono stati gli stessi magistrati titolari dell’inchiesta, il pool guidato dal procuratore capo Franco Sebastio, ad accorgersi che nel verbale, accanto al nome di dieci imputati, compariva uno spazio bianco lì dove il cancelliere avrebbe invece dovuto indicare il difensore d’ufficio (a onor del vero e di cronaca la prima eccezione fu presentata lo scorso 20 ottobre da un avvocato di parte civile). La questione non era stata eccepita dai difensori sino a ieri, ma la Procura temeva, non a torto, che un ricorso presentato successivamente nel corso del processo, potesse annullarne gli atti. Nel decreto che dispone il giudizio non viene riportata tra l’altro nemmeno l’indicazione dei ruoli ricoperti da alcuni imputati e dei periodi di riferimento. In questo caso però, la Procura ha spiegato che si trattava di un mero errore materiale sanabile con un’integrazione che tenesse conto della modifica del capo d’imputazione disposta il 19 febbraio.

Siamo di fronte a un errore formale, quasi un cavillo, che per il Codice di procedura penale è però «una insanabile compromissione del diritto di difesa», perché non essendoci il nome dell’avvocato sul verbale, dagli atti risulta che dieci imputati quel giorno non abbiano avuto un difensore durante l’udienza: una violazione del diritto di difesa sancito dalla Costituzione italiana.

Dati alla mano, quindi, bene ha fatto la Procura a sollevare adesso la questione. Perché altrimenti con l’avanzamento del processo, per questo errore sarebbe andato distrutto un lavoro di anni, contenuto in oltre 100 faldoni, specie se il caso fosse stato sollevato in Cassazione.

Il problema però è che adesso la patata bollente finirà nelle mani di un nuovo giudice delle udienze preliminari del tribunale di Taranto: difficilmente infatti toccherà decidere nuovamente al gup Gilli, che rischierebbe di essere ricusata dai difensori dei dieci imputati, in quanto fu proprio lei lo scorso 23 luglio a rinviare a giudizio i 44 imputati che oggi si difendono davanti alla Corte d’Assise. Tra l’altro, è difficile che la decisione del nuovo giudice possa arrivare prima di 2-3 mesi, visto che gli si dovrà concedere il tempo necessario per studiare migliaia di carte. Inoltre, fattore non secondario, il nuovo gup potrebbe anche non accogliere tutte le richieste di rinvio a giudizio avanzate a suo tempo dalla Procura.

A restare fuori dal bailamme sono solo i 5 imputati che a luglio furono giudicati con rito abbreviato, visto che i difensori erano presenti durante le udienze. Tutti gli altri, le tre società coinvolte (Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici) e i 44 imputati che avevano scelto il rito ordinario dovranno ripercorrere le ultime tappe del processo.

E’ indubbio che i tempi si allungheranno ulteriormente. Ma a fronte del rischio di mandare all’aria quello che viene considerato il processo più importante nella storia del nostro paese in campo ambientale, è stato meglio fermarsi adesso. Certo, si resta perplessi di fronte a un errore del genere specialmente perché compiuto in un processo così importante. Chi vive le aule di tribunale sa perfettamente che casi del genere sono all’ordine del giorno, però c’è di che restare quanto meno imbarazzati. Tra l’altro, per più di qualche imputato, se non si dovesse arrivare al primo grado di giudizio nei prossimi due anni, potrebbero aprirsi le porte della prescrizione.

Infine proprio ieri è giunto in Senato l’ultimo decreto sull’Ilva presentato dal governo, pubblicato già in Gazzetta Ufficiale, che ne sancisce la vendita entro giugno 2016.