«Abbiamo fatto una ricognizione della situazione e valutata la possibilità di un intervento pubblico». Queste le prime parole del commissario dell’Ilva Piero Gnudi al termine dalla riunione a Palazzo Chigi, che si è svolta nella serata di ieri e alla quale hanno partecipato il premier Renzi, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. «Stiamo valutando varie ipotesi di soluzione, la strada è ancora da delineare», ha tenuto a precisare Gnudi. Tra le varie ipotesi allo studio del dossier Ilva, come confermato da Gnudi, ci sarebbe la richiesta di un finanziamento della Banca Europea degli Investimenti (Bei): «Se noi chiediamo un finanziamento e forniamo le adeguate garanzie, – ha detto Gnudi – non vedo perché non dovrebbe concederlo». Il problema, al momento, resta però quali garanzie offrire vista la delicatissima situazione finanziaria dell’azienda.

«Faremo di tutto, valutando tutte le possibili opzioni e soluzioni per garantire prima di tutto un futuro occupazionale e produttivo a quell’azienda», ha dichiarato il ministro Guidi. «La siderurgia – sottolinea Guidi – è importantissima per il nostro Paese. Stiamo facendo di tutto per difendere in primis i posti di lavoro e poi l’integrità degli stabilimenti produttivi. La siderurgia ha un valore strategico non solo per le singole aziende coinvolte ma per moltissime altre filiere produttive del Paese». Con ArcelorMittal, rileva ancora il ministro, «c’è una trattativa in corso. Ci sono anche altri investitori industriali privati interessati. Credo che sia corretto che il governo contempli qualunque soluzione possa essere la migliore, la più utile per tutelare in primis l’occupazione e l’integrità e la capacità produttiva». Più sibillino il premier Renzi, che nel pomeriggio durante il question time alla Camera, si era limitato a confermare la ricerca di «tutti i tipi di soluzione, dalla possibilità di investimenti privati nazionali e internazionali, ma anche un intervento pubblico, per un certo periodo di tempo, che consenta» all’azienda «di affrontare le questioni ambientali e poi di tornare sul mercato per essere nuovamente leader in Europa», ha spiegato il premier.

Intanto, sia a Taranto che a Genova i sindacati metalmeccanici hanno proclamato lo stato di agitazione. Nonostante l’azienda abbia confermato per il 12 dicembre il pagamento degli stipendi e del premio di produzione trimestrale, ed entro il 24 la retribuzione delle tredicesime.