La proposta di Aia (autorizzazione integrata ambientale) depositata lo scorso luglio dalla cordata Am Investco di Marcegaglia e Arcelor Mittal per l’Ilva di Taranto non convince: ieri sia i sindacati – la Fiom Cgil e la Fim Cisl – che il sindaco della città pugliese, Rinaldo Melucci, hanno presentato al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti una serie di osservazioni critiche, mettendo in evidenza i limiti del progetto proposto dai nuovi acquirenti del complesso siderurgico. I problemi principali rilevati riguardano la tempistica del percorso di risanamento e messa in sicurezza degli impianti – giudicato troppo lento – alcuni specifici interventi (dalle cappe aspiratrici alla copertura dei parchi) fino allo scarso coinvolgimento delle istituzioni locali.

Rosario Rappa, della Fiom Cgil, nota in particolare che «il documento inviato al ministero dall’Arpa Puglia contiene anche molte delle osservazioni sollevate dalla nostra organizzazione». Più in dettaglio, spiega il sindacalista Fiom, «dall’Arpa vengono segnalate criticità riguardo la tempistica, con molti interventi impiantistici di ambientalizzazione da completare solo entro l’agosto del 2023, e la metodologia degli interventi, con problematiche legate alle Bat (migliori tecniche disponibili), alla copertura dei parchi, a una “marcia indietro” sulle innovazioni tecnologiche, e tanto altro ancora, fino alla sovrapposizione in alcune aree critiche di Ilva in amministrazione straordinaria e Am Investco, fattore che genera confusione sulla titolarità della gestione».

La Fim Cisl di Taranto, attraverso un apposito gruppo di lavoro interno composto dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e coordinato dall’esecutivo di fabbrica, ha rilevato «alcune criticità o insufficienze nella programmazione di installazione di cappe di aspirazione, tempistiche presentate non coerenti con le reali possibilità di intervento, come nel caso delle batterie e delle coperture parchi». Nella relazione Fim, vengono inoltre richiesti «approfondimenti sulle caratterizzazioni e classificazioni dei materiali e dei rifiuti, nonché nelle pertinenze delle aree tra Amministrazione straordinaria in capo alla gestione commissariale e futura Ilva», e vengono mosse osservazioni sui fenomeni emissivi degli altoforni dell’acciaieria.

Infine il Comune di Taranto: il sindaco Melucci, rivolgendosi al ministro Galletti, spiega che «la valutazione attuale del piano ambientale, come reso, ci lascia largamente insoddisfatti, mette in agitazione un’intera cittadinanza e persino le imprese dell’indotto». Il Comune potrebbe anche presentare ricorso alle autorità europee: Melucci fa presente che «Stante il mediocre contributo in termini di innovazioni tecnologiche, di analisi preventive del rischio sanitario, di coinvolgimento dirimente della comunità e dei lavoratori dello stabilimento – conclude il primo cittadino – non si può a oggi escludere il ricorso a strumenti di tutela giuridica anche di rango europeo».