La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha pubblicato la sentenza sull’accoglimento del ricorso presentato da 182 cittadini di Taranto contro lo Stato italiano nella vicenda Ilva, sui danni ambientali e sanitari prodotti dal siderurgico nel corso degli anni. Nel dispositivo si legge «che il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell’Ilva ha messo in pericolo la salute dell’intera popolazione, che vive nell’area a rischio», evidenziando che «le autorità nazionali non hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere efficacemente il diritto al rispetto della vita privata dei ricorrenti».

Fattori che per la Corte hanno comportato la violazione degli articoli 8 e 13, condannando l’Italia a pagare un risarcimento di 5mila euro nei confronti di ciascun ricorrente. La Corte non ha invece riconosciuto alcun risarcimento morale ai ricorrenti sostenendo che la condanna dell’Italia «è una riparazione sufficiente», non entrando nel merito della violazione al diritto alla vita come richiesto dai ricorrenti. La Corte di Strasburgo ha infine sottolineato la necessità che le opere previste nel Piano Ambientale vengano attuate quanto prima. Onde evitare il ripetersi di errori imperdonabili.